Per combattere il virus Chikungunya (CHIKV) nell’organismo si attivano le cellule T CD4+, che rimangono nel corpo come cellule T “di memoria” dopo che l’infezione è scomparsa. Tuttavia, alcune di queste cellule immunitarie sarebbero causa, a loro volta, uno stato di infiammazione cronica.
A evidenziarlo, su Cell Reports Medicine, è un gruppo di ricercatori del La Jolla Institute for Immunology di San Diego (USA), coordinato da Daniela Weiskopf. Questa scoperta spiega parzialmente perché alcune persone con infezione da CHIKV sviluppano forti dolori articolari.
Il virus Chikungunya è un patogeno trasmesso dalle zanzare che causa sintomi simil-influenzali, ma che può anche scatenare dolori articolari cronici e gravi.
Weiskopf e colleghi hanno studiato la risposta delle cellule immunitarie presenti in campioni di sangue di un gruppo di pazienti colombiani con infezione da CHIKV
Il team ha scoperto che i linfociti T CD4+ mostrano una forte risposta al CHIKV. L’azione dei linfociti T CD4+ è quasi sempre accompagnati dall’attività delle cellule T CD8+, vere e proprie “killer” delle infezioni.
Nonostante questa “doppia attività” di difesa cellulare, i ricercatori hanno osservato che l’87% dei pazienti presentava livelli rilevabili di cellule T CD4+ di memoria specifiche per il virus CHIKV nel sangue sei anni dopo l’infezione. Di contro, solo il 13% dei pazienti presentava ancora cellule T CD8+ di memoria specifiche.
Normalmente i linfociti T CD4+ sono “polifunzionali”, ovvero producono molti tipi di molecole di segnalazione in risposta all’attacco di un agente patogeno.
Tuttavia, i pazienti dello studio affetti da CHIKV che hanno sviluppato forti dolori articolari presentavano un numero maggiore di linfociti T CD4+ “monofunzionali”, che, a distanza di anni dall’infezione iniziale, producevano soprattutto TNF-alfa, citochina coinvolta nell’infiammazione sistemica.
Dunque, i linfociti T CD4+ monofunzionali potrebbero essere responsabili del dolore articolare e dell’infiammazione cronica a seguito dell’infezione da CHIKV. Questo tipo di linfociti, inoltre, è comune nei pazienti con malattie autoimmuni.
Fonte: Cell Reports Medicine 2025