Alcuni farmaci antinfiammatori attualmente in studio, che includono gli inibitori della proteina p38, potrebbero rivelarsi dei trattamenti efficaci anche per la malattia di Alzheimer. È quanto ipotizza uno studio condotto da ricercatori dell’Università del Kentucky, guidati da Linda Van Eldik. La ricerca, pubblicata su…
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Le parodontiti facilitano la formazione delle placche nella malattia di Alzheimer
Le parodontiti sono associate alla formazione della placca amiloide, la caratteristica distintiva della malattia di Alzheimer. È la conclusione cui è arrivata una ricerca condotta da un team del Forsyth Institute e della Boston University, pubblicata dal Journal of Neuroinflammation, che mostra come la…
LeggiAlzheimer: difetti della mielina promuovono la malattia in età avanzata
La mielina difettosa promuove i cambiamenti correlati alla malattia di Alzheimer. Rallentare il danno alla mielina legato all’età potrebbe aprire a nuovi approcci per prevenire la malattia neurodegenerativa o ritardarne la progressione. È quanto emerge da una ricerca pubblicata su Nature da un team…
LeggiAlzheimer, ultranovantenni resilienti alla malattia
Un team dell’Università della California di Irvine, guidato da Roshni Biswas, ha evidenziato che le persone più anziane, che vivono oltre i 90 anni con capacità cognitive superiori, hanno livelli di patologia cerebrale simili a quelli dei malati di Alzheimer, ma meno problemi a…
LeggiAlzheimer: la durata del sonno profondo è un fattore protettivo
Il sonno profondo, quello della fase non-REM, può agire come ‘fattore di riserva cognitiva’ che può aumentare la resilienza contro la proteina beta-amiloide nel cervello, collegata alla perdita di memoria causata dalla demenza e dalla malattia di Alzheimer. E’ quanto emerge da uno studio…
LeggiAlzheimer: infezioni comuni influiscono sulla performance cognitiva
Le persone anziane o di mezza età che presentano elevati livelli di anticorpi di comuni virus quali Herpes simplex e cytomegalovirus, hanno scarse performance a livello di test cognitivi che valutano diversi aspetti, dall’orientamento alla comprensione, dalla memoria all’attenzione. È la conclusione cui è…
LeggiAlzheimer: menopausa precoce e tardo avvio della terapia ormonale aumentano il rischio
Andare in menopausa in età precoce potrebbe costituire un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer; tuttavia le donne che assumono una terapia ormonale appena entrano in menopausa non correrebbero lo stesso rischio. È quanto osservato in uno studio da un team del…
LeggiAlzheimer, le cellule T “accendono” la malattia
Nella malattia di Alzheimer le cellule T giocano un ruolo chiave nella neurodegenerazione correlata alla proteina tau. E’ quanto emerge da una ricerca condotta da un team della Washington University di St. Louis; una scoperta che potrebbe aprire la via a nuove strategie di…
LeggiL’Alzheimer si “legge” nella retina dell’occhio
Uno studio coordinato da Maya Koronyo-Hamaoui, del Cedars-Sinai Medical Center, di Los Angeles ha evidenziato i complessi effetti della malattia di Alzheimer sulla retina dell’occhio e in che modo questi cambiamenti corrispondono alle alterazioni a livello di funzionalità cerebrale e cognitiva. I risultati della…
LeggiCervello: neurodegenerazione correlata all’obesità “imita” quella dell’Alzheimer
Tra la neurodegenerazione correlata all’obesità e la malattia di Alzheimer c’è una correlazione. E’ quanto emerge da una ricerca condotta da scienziati della McGill University di Montreal, in Canada, secondo i quali la perdita di peso potrebbe rallentare il declino cognitivo nell’invecchiamento e ridurre…
LeggiTrauma cranico e stress da disturbo post traumatico aumentano l’impatto sul rischio genetico di Alzheimer
Il disturbo da stress post traumatico, il trauma cranico e la variante ε4 del gene APOE mostrano una forte associazione con la malattia di Alzheimer e le demenze correlate. A osservarlo è una ricerca pubblicata su Alzheimer’s & Dementia da un team di ricercatori…
LeggiAlzheimer: una proteina spiega perché le donne sono più colpite degli uomini
Una proteina immunitaria modificata, il complemento C3, che danneggia il cervello, sarebbe più comune nel cervello delle donne piuttosto che in quello degli uomini: ciò spiegherebbe perché le donne sono più colpite dalla malattia di Alzheimer. L’evidenza emerge da uno studio condotto da ricercatori…
LeggiAlzheimer: attività del gene APOE danneggia alcune parti del cervello
La parte del cervello in cui il gene APOE è più attivo sarebbe l’area più danneggiata nei pazienti con malattia di Alzheimer. È la conclusione cui è arrivato uno studio pubblicato su Science Translational Medicine da un team della Washington University di St. Louis…
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