Scoperto come le piante resistono al caldo torrido

Con l’arrivo dell’estate arriva anche il grande caldo e con essi anche la siccità. Le piante però possono resistere al caldo torrido e all’aridità del terreno proprio perché sono in grado di riconoscere i pericoli e lanciare un allarme. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’università di Padova coordinato da Lorella Navazio e Ildiko Szabo, con uno studio pubblicato su Nature Plants.

“Le piante capiscono i cambiamenti che si verificano intorno a loro, attraverso dei messaggeri, come il calcio”, ha spiega Navazio. Per questo, prosegue, “abbiamo fatto uno studio sui canali di calcio che si trovano negli organelli fondamentali per la fotosintesi, i cloroplasti”.

I ricercatori hanno capito in questo modo che queste strutture interne alla cellula “aiutano le piante ad adattarsi ai cambiamenti climatici, in particolare allo stress idrico causato dalla carenza d’acqua, agendo un po’ come dei sensori delle condizioni ambientali avverse”.

I cloroplasti ‘dialogano’ infatti con il nucleo della cellula per concordare insieme le risposte che permettono alle cellule e all’organismo di crescere e riprodursi. Sono i cloroplasti ad avvertire il nucleo che c’è un pericolo ogni volta che avviene una variazione nelle condizioni esterne. In questo modo la cellula può attivarsi in modo da rispondere ai cambiamenti nel modo migliore. A facilitare questa reazione è la proteina chiamata cMcu, la cui funzione è trasportare il calcio, scoperta dai ricercatori di Padova nella pianta più studiata dai genetisti, la Arabidopsis thaliana.

Gli esperimenti hanno dimostrato che le piante prive di questa proteina fanno più fatica a difendersi dalla carenza d’acqua e sopravvivono a stento a lunghi periodi di siccità. Le piante in cui la proteina è attiva hanno invece “un grado diverso di adattamento allo stress idrico”. Per questo, conclude la ricercatrice, “i risultati di questa ricerca aprono nuovi orizzonti allo studio della resistenza delle piante alla siccità e potrebbero aiutare ad ottenere piante, come grano o riso, più resistenti alla carenza d’acqua”.

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