Cancro della prostata e salute ossa: pochi test per valutare la densità minerale

(Reuters Health) – Tra gli uomini che hanno un cancro della prostata e che ricevono la terapia di deprivazione androgenica (ADT) si riscontra una lacuna nella gestione della salute delle ossa e nella prevenzione delle fratture, con bassi i tassi di screening della densità minerale ossea, valutata con l’esame dell’assorbimetria a raggi X (DXA). A evidenziare questo fenomeno è una ricerca coordinata da Maria Suarez-Almazor, dell’Università del Texas MD Anderson Cancer Center di Houston (USA), e pubblicata da JAMA Network Open.

Il tumore della prostata rappresenta il 26% di tutte le nuove diagnosi di cancro tra gli uomini e l’ADT è il trattamento standard, che però può avere un effetto negativo sulle ossa.

I ricercatori americani hanno preso in considerazione una coorte di quasi 55mila uomini con tumore della prostata che hanno iniziato la ADT, con tassi di screening DXA bassi, pari al 7,9% a livello nazionale, con un solo un lieve aumento nel corso degli anni, dal 6,8% nel 2005 all’8,4% nel 2015. I fattori associati allo screening DXA includevano età avanzata, storia di osteoporosi o fratture, un cancro in fase più avanzata o ad alto rischio e un maggior numero di comorbidità.

I tassi di frattura sono rilevati elevati, con il 17,5% degli uomini che ha sviluppato una frattura di qualsiasi tipo dopo aver iniziato l’ADT e il 7,7% che ha subito una frattura maggiore.

Sottoporsi al test per rilevare la densità minerale ossea sarebbe stato “significativamente associato a una riduzione del rischio di andare incontro a fratture osteoporotiche”, come sottolineato dagli stessi autori dello studio, secondo i quali “l’intervento precoce con agenti modificanti lo stato delle ossa potrebbe ridurre il carico di malattie associate a fratture tra i più anziani che sopravvivono al cancro della prostata”.

Un editoriale correlato all’articolo ha evidenziato, però, che quasi tutte le linee guida sono state aggiornate dal 2015 per sensibilizzare alla DXA, per cui dopo quest’anno “i tassi di screening potrebbero essere più elevati”, come sottolineato dall’autore dell’editoriale, Amar Kishan, dell’Università della California di Los Angeles. Nonostante questo, gli esperti sono convinti che si possa ancora migliorare. Inoltre, “è possibile che con un semplice intervento, come l’integrazione di vitamina D e calcio, si possa ottimizzare la salute della ossa”, concludono Kishan e colleghi.

Fonte: JAMA Network Open

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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