Gli adolescenti con sintomi depressivi o che sperimentano gli effetti di marijuana o alcool potrebbero presentare il maggior rischio di uso di cannabinoidi sintetici (SC) nel futuro Questo dato deriva da un’indagine svolta su 964 studenti di scuola superiore da Andrew Ninnemann dell’università del Maryland, secondo cui essi individuano uno specifico sottogruppo clinico che potrebbe aiutare ad adattare i trattamenti farmacologici preventivi e la discussione con i pazienti.
I SC, commercializzati sotto un’ampia gamma di nomi, consistono in una mistura di erbe essiccate e spezie trattata con sostanze chimiche che, se fumate, creano un picco pensato per mimare gli effetti del tetraidrocannabidiolo (THC), l’ingrediente attivo della marijuana.
I SC sono sostanzialmente più potenti del THC, il che li rende sostanze più rischiose da assumere. Sinora nessuno studio aveva esaminato i fattori di rischio di uso di SC nel tempo: anche una singola assunzione nel tempo potrebbe essere dannosa per un adolescente, ed è nell’interesse sia dell’adolescente stesso che del medico discutere i rischi dell’uso di SC con i genitori e chiarire i pericoli unici e le differenze che caratterizzano queste sostanze rispetto alla marijuana.
Un secondo studio ha dimostrato che gli adolescenti che fanno uso di SC tendono a porre in essere comportamenti più rischiosi rispetto a quelli che fanno uso soltanto di marijuana, ed alcune ricerche precedenti hanno dimostrato che quasi uno studente di scuola superiore su 10 ha fatto uso di SC in qualche momento della propria vita.
Per quanto nessuno di questi studi dimostri che l’uso di SC sia la causa di questi comportamenti a rischio, è comunque importante per medici e programmi di prevenzione scolastica dell’abuso di droghe incentrarsi su strategie che riducano l’iniziazione dell’uso di marijuana ed SC, specialmente al di sotto dei 13 anni di età. (Pediatrics online 2017, pubblicato il 13/3)