S.aureus: il più frequente agente batterico nei bambini con DA in Sud Africa

Nei bambini sudafricani con dermatite atopica (DA), lo Staphylococcus aureus è la causa batterica più comune di infezione cutanea. Questo è quanto riferisce uno studio pubblicato sul South African Journal of Infectious Diseases, che sottolinea anche come l’acido amoxicillina-clavulanico e la cloxacillina rimangano le opzioni terapeutiche più sensibili per questa infezione.

“I pazienti con dermatite atopica sono spesso colonizzati e infettati da Staphylococcus aureus. In questo studio, abbiamo voluto determinare il tipo e la sensibilità antibatterica dei batteri che infettano le lesioni eczematose nei bambini con dermatite atopica, e raccomandare la terapia antibiotica di prima linea” spiega Nkosinathi Zwane, della University of KwaZulu-Natal, Durban, Sud Africa, primo nome dello studio.

I ricercatori hanno studiato i bambini con DA che presentavano un’infezione cutanea presso la clinica dermatologica ambulatoriale dell’ospedale VIII King Edward. Sono stati raccolti tamponi per la coltura microbica, confermando le infezioni e valutando la sensibilità agli antibiotici per i siti infetti.

Ebbene, sono stati reclutati per lo studio 96 bambini con un’età media di 4,3 anni. La causa più comune di infezione batterica è stata lo Staphylococcus aureus, osservato in 74 (77,1%) casi, seguito da Staphylococcus aureus e coinfezione da streptococco β-emolitico di gruppo A in 22 (22,9%) casi. La maggior parte di queste infezioni è stata osservata agli arti inferiori, e non c’era predilezione di genere. Lo Staphylococcus aureus era sensibile all’amoxicillina-acido clavulanico in 57 (77,0%) casi, alla cloxacillina in 53 (71,6%) casi e alla clindamicina in 24 (32,4%) casi, mentre Staphylococcus aureus insieme a streptococco β-emolitico di gruppo A era maggiormente sensibile all’ampicillina in 10 (45,5%) casi. Nessun tampone ha mantenuto un ceppo resistente.

“Saranno necessari studi più ampi per esplorare i ceppi di resistenza, se presenti, nel nostro contesto” concludono gli autori.

S Afr J Infect Dis. 2022 Mar 31;37(1):368. doi: 10.4102/sajid.v37i1.368. eCollection 2022.

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