055 – Mazzanti (Ipsen): “Nella collaborazione tra azienda e comunità scientifica sono sempre più da perseguire progetti di partnership”

#lsea2023

Kidney
Academy

Paola Mazzanti

Un evento educazionale incentrato sulla personalizzazione della scelta terapeutica e sulla gestione delle terapie di combinazione per il carcinoma renale metastatico. È “Kidney Academy” progetto realizzato da Ipsen e rivolto ai clinici. Ne abbiamo parlato con Paola Mazzanti, Medical & Regulatory Affairs Director. Parte del team anche Luca Fumagalli, Terapeutic Area Head Oncology & Hematology, Emanuela Proietti, Medical Manager Oncology & Hematology e Corinne Cassani, Medical Manager Oncology

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge
La “Kidney Academy” è un progetto che nasce dal confronto con i clinici che oggi lavorano nell’ambito del carcinoma renale metastatico e che si ritrovano con un panorama terapeutico totalmente nuovo, dove le opzioni per i pazienti sono aumentate così come sono migliorati i risultati a breve e a lungo termine dei trattamenti disponibili. È emersa, quindi, l’esigenza di affrontare l’argomento in maniera interattiva con lo scambio di opinioni tra medici con diverse esperienze. Pertanto, è stato organizzato un evento educazionale incentrato sulla personalizzazione della scelta terapeutica e sulla gestione delle terapie di combinazione basato sulla partecipazione attiva dei discenti tramite metodiche interattive e workshop dedicati, con l’ausilio della tecnologia.

Potrebbe descriverlo brevemente?
Si è trattato di un evento educazionale composto da tre meeting, che hanno avuto luogo in diverse città italiane, con un unico board scientifico e docenti locali dedicati, con l’obiettivo di affrontare il tema della gestione ottimale della terapia di combinazione di prima linea nel carcinoma del rene metastatico. Scopo di ogni incontro era di:
Favorire il dialogo, attraverso la creazione di un momento di condivisione dell’esperienza maturata dagli esperti sulla gestione delle terapie di combinazione nel carcinoma a cellule renali metastatico (mRCC) con oncologi che hanno avuto meno possibilità di sperimentarne l’utilizzo, in un panorama terapeutico di prima linea che sta diventando sempre più complesso.
Massimizzare l’interazione, mediante la discussione tra specialisti, per approfondire il corretto inquadramento della gestione della terapia di prima linea del carcinoma del rene metastatico, attraverso sessioni interattive e workshop dedicati. L’intero programma era caratterizzato da momenti di discussione facilitati da un esperto nella metodologia applicata e nella tecnologia.

Che risultati avete o volete raggiungere?
L’esigenza che abbiamo cercato di colmare è stata quella di rispondere ai bisogni insoddisfatti della comunità scientifica e favorire lo scambio tra clinici con esperienze diverse ma con un comune interesse – il carcinoma del rene metastatico – con lo scopo di migliorare la loro capacità di gestire le nuove terapie a disposizione e garantire al paziente il miglior percorso di cura. Gli eventi hanno raggiunto un elevato livello di soddisfazione dei partecipanti, segno di un forte coinvolgimento degli stessi, che hanno ritenuto, e ribadito, l’estrema rilevanza ai fini della loro formazione e applicabilità alla loro quotidianità. Il format altamente interattivo che si è servito di tecnologia, semplice ma funzionale, e con la possibilità di discussione in piccoli gruppi, ha garantito una condivisione di elevata qualità tra gli esperti di riferimento, in qualità di relatori, ai discenti provenienti dalle diverse realtà italiane. Questo ha permesso ad Ipsen di confermarsi ancora una volta un partner scientifico affidabile, attento alle esigenze della comunità oncologica e vicina al paziente.

Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Nella collaborazione tra azienda e comunità scientifica sono sempre più da perseguire progetti di partnership in cui, partendo dall’analisi dei bisogni dei diversi attori, si arrivi a costruire la migliore soluzione possibile per rispondere alle esigenze della comunità stessa. C’è sempre più necessità di progetti che non siano incentrati solo su una comunicazione unidirezionale, ma che permettano la partecipazione attiva di tutti i partecipanti e che permettano di far crescere in maniera significativa la conoscenza dei dati scientifici applicabili alla normale gestione clinica dei pazienti.

Qual è l’aspetto principale della Scientific Collaboration che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Co-creare attività educazionali e di ricerca aggiornati e allineati all’evoluzione dello scenario della sanità favorendo una collaborazione sinergica tra le persone coinvolte, trovando soluzioni innovative e capaci di rispondere alle reali domande della comunità scientifica.



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