037 – Premoli (Grünenthal Italia): “Gli aspetti principali delle campagne digitali di Patient Advocacy sono il saper accogliere il vissuto e ascoltare le esperienze”

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Dimensione Sollievo

Laura Premoli

La prima community digitale dedicata al dolore in Italia. È “Dimensione Sollievo”, ecosistema digitale realizzato da Grünenthal Italia con l’obiettivo di fare cultura sul dolore cronico. Abbiamo approfondito l’argomento con Laura Premoli, General Manager di Grünenthal Italia

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
“Dimensione Sollievo – al centro del Dolore Cronico” è l’iniziativa digitale di Grünenthal Italia nata grazie all’ascolto di tanti pazienti che soffrono di dolore cronico e caregivers che hanno espresso la necessità di informazione e aggiornamento, confronto e condivisione. È un progetto che risponde ai bisogni espressi e aiuta ad affrontare al meglio la vita di ogni giorno. È, quindi, una semplice idea con un grande obiettivo. Si sviluppa su Facebook, sul sito dedicato dimensionesollievo.it e su Spotify ed è in continua evoluzione e crescita dal 2020, anno del lancio.

Potrebbe descriverlo brevemente?
“Dimensione Sollievo” è un luogo virtuale che accoglie persone che convivono con il dolore cronico. La pagina Facebook, il profilo su Spotify e il sito dedicato sono le tre anime del progetto, accumunate dalla qualità dell’informazione e dall’ampiezza dei temi trattati. Su questi pilastri vengono strutturati i contenuti che spaziano tra i diversi argomenti di informazione scientifica, consigli sulle corrette abitudini di vita, curiosità e ricorrenze. Dallo stile divulgativo, semplice ed empatico, l’iniziativa include anche servizi online di supporto, tra i quali chatbot, video-pillole degli esperti e sessioni di Q&A su specifiche tematiche.

Che risultati avete o volete raggiungere?
Aver dato vita alla prima community digitale dedicata al dolore in Italia, unendo oltre 18200 follower. Questo è il primo risultato, straordinario, di “Dimensione Sollievo”. Inoltre, l’elevato livello di interesse, di ingaggio e di interazione confermano la particolare utilità dei contenuti e dei servizi divulgati. Il secondo importante risultato è stato quello di presentare la fotografia del dolore in Italia, attraverso i risultati di una recente survey che è stata resa possibile solo grazie alla capacità di accogliere e ascoltare costantemente il vissuto delle persone. Quanto emerge dalla survey sono le lungaggini per giungere a delle diagnosi corrette, anche dopo 5 anni; la scarsa conoscenza dei diritti e dei servizi per i pazienti come, ad esempio, sapere che esistono e dove si trovano i Centri per la gestione del dolore cronico e, per quanto riguarda la sfera più individuale, l’elevato impatto quotidiano determinato dalla cronicità del dolore.

Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Per quando riguarda l’area del dolore, i dati e i commenti dei pazienti indicano che c’è ancora molto da fare, a partire dalla sensibilizzazione e da un’informazione accessibile, comprensibile e di qualità. Sarebbero, inoltre, auspicabili azioni del sistema salute, volte, ad esempio, a riconoscere la cronicità del dolore e il rafforzamento del sistema stesso, per rispondere sempre più efficacemente ai bisogni di salute di un’area che conta numeri allarmanti.

Qual è l’aspetto principale del Patient Advocacy Digital Campaign che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Gli aspetti principali delle campagne digitali di Patient Advocacy sono il saper accogliere il vissuto e ascoltare le esperienze. Il dolore cronico è, infatti, invisibile e si concretizza attraverso la comunicazione e la condivisione. Le persone che convivono con il dolore cronico sono oltre 1,4 miliardi nel mondo1 e si stima che la proiezione della prevalenza nella popolazione italiana sia del 28%2, quindi circa 16 milioni di persone. Questi pazienti non possono restare inascoltati o non riconosciuti.

1 Goldberg, D.S. and McGee, S.J., 2011, Pain as a Global Public Health Priority. BMC Public Health, 11, 770.

2 Journal Pain Research dal gruppo di Varrassi e Coaccioli, novembre 2017 (survey su 1293 rispondenti, su 8790 abitanti di età >18 anni)



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