I profili infiammatori della depressione

Nei pazienti affetti da disturbo depressivo maggiore, l’espressione del Dna delle cellule del sistema immunitario è alterata. La sovra o sotto regolazione dell’espressione genetica varia in base alle caratteristiche cliniche dei soggetti, come l’ideazione suicidaria e le avversità infantili. È quanto suggerisce uno studio pubblicato su Nature.

Il disturbo depressivo maggiore si presenta in modo molto eterogeneo, in termini di sintomi clinici. L’analisi di fattori di rischio clinici e bersagli biologici è importante per mettere a punto dei trattamenti personalizzati in base ai diversi fenotipi di depressione, come sottolineano gli autori. Nello studio si sono concentrati sul sistema immunitario, poiché negli ultimi anni sono state presentate numerose prove a supporto della teoria che l’infiammazione giochi un ruolo nella patogenesi della depressione maggiore. Gli scienziati hanno dunque analizzato l’espressione dei geni correlati all’infiammazione nei monociti di un gruppo ampio e ben caratterizzato di pazienti (197 in totale) con disturbo depressivo e hanno correlato i risultati alle caratteristiche cliniche pertinenti: età, sesso, gravità della depressione, avversità infantili e rischio di suicidio.

In particolare i ricercatori si sono concentrati su 32 geni correlati all’infiammazione e hanno distinto tre profili genetici. Un gruppo di pazienti presentava una sovraregolazione dei geni infiammatori, nella maggior parte dei casi si trattava di soggetti che erano andati incontro ad avversità infantili e con pensieri suicidari. In particolare, l’ideazione suicidaria era associata ad un’espressione significativamente più alta di geni correlati alle citochine (in particolare IL-6, IL1A e IL1B). È stato poi identificato un profilo genico di sottoregolazione nei pazienti non esposti ad avversità infantili e senza ideazione suicidaria (in particolare i geni di segnalazione dei glucocorticoidi). I ricercatori non hanno osservato cambiamenti dello stato infiammatorio nei soggetti sani di controllo, neanche in quelli sottoposti ad avversità infantili.

“I nostri dati mostrano che l’attivazione infiammatoria nel disturbo depressivo maggiore non è uniforme e che i fenotipi di depressione immunologicamente distinguibili possono essere collegati ad avversità infantili e rischio suicidario”, scrivono gli autori. E concludono: “Se replicati questi risultati garantiscono la stratificazione dei gruppi di pazienti in base a una combinazione di caratteristiche cliniche e immunologiche per un approccio terapeutico più personalizzato”.

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