(Reuters Health) – Un tracciante per la PET, il 18-F-flortaucipir, che consente di quantificare in vivo i filamenti elicoidali appaiati della proteina tau, sarebbe in grado di distinguere, con un buon grado di accuratezza, l’Alzheimer da altre malattie neurodegenerative. La scoperta è opera di…
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Malattia di Alzheimer: rivelata genesi proteina tau
Una recente ricerca ha fornito approfondimenti sulla natura mutaforma delle proteine tau, il che potrebbe aiutare nello sviluppo di terapie per stabilizzare la protiena prima che acquisisca la capacità di aggregarsi contribuendo alla malattia di Alzheimer. Secondo Marc Diamond del Southwestern’s O0’Donnell Brain Institute…
LeggiMalattia di Alzheimer: un esame del sangue può prevederla negli adulti con Sindrome di Down
Reuters Health) – Un esame del sangue potrebbe aiutare i medici a diagnosticare la malattia di Alzheimer in adulti con sindrome di Down. A questa conclusione è giunto uno studio condotto in Spagna. Il lavoro ha valutato la capacità delle proteine beta-amiloide, tau e…
LeggiSLA: alterate anche le funzionalità cognitiva e comportamentale
(Reuters Health) – La sclerosi laterale amiotrofica, contrariamente a quanto ritenuto finora, influenzerebbe anche funzionalità cognitiva e comportamento del paziente. Non solo, dunque, i devastanti effetti sul corpo, ma anche la mente sarebbe colpita dalla malattia degenerativa. A descrivere gli effetti della SLA sul…
LeggiLievi deficit cognitivi: nuovo intervento rallenta marcatamente declino cognitivo
Un nuovo intervento che impiega la definizione di obiettivi per promuovere uno stile di vita attivo rallenta significativamente il declino cognitivo e funzionale nei pazienti anziani afro-americani con lievi deficit cognitivi (MCI). Secondo Robin Casten della Thomas Jefferson University di Philafelphia, autrice dello studio…
LeggiMorbo di Parkinson: finalmente confermati i benefici dell’apomorfina
I benefici dell’agonista dopaminico noto come apomorfina nel morbo di Parkinson sono stati finalmente confermati in un studio randomizzato, per quanto il farmaco sia stato impiegato ormai da diversi anni in questi pazienti. Il nuovo studio, denominato TOLEDO, è stato condotto su 107 pazienti,…
LeggiBenzodiazepine: individuati fattori predittivi dell’uso a lungo termine
La scarsa qualità del sonno, le prescrizioni estensive e la razza bianca sono fattori chiave per la previsione della conversione verso l’uso a lungo termine delle benzodiazepine nell’anziano, una pratica fortemente correlata ad esiti negativi, fra cui la mortalità. Lo suggerisce il risultato di…
LeggiGallo (Uni. Padova): “Riduzione progressione atrofia cerebrale del 20% in 2 anni con cladribina”
“I trial clinici condotti suggeriscono che Cladribina è estremamente potente nel sopprimere l’attività infiammatoria della Sclerosi Multipla, con una riduzione delle lesioni attive che prendono contrasto in T1 di oltre il 90% rispetto al placebo, e con riduzione delle lesioni in T2 che si…
LeggiPatti (Pol. Catania): “Cladribina, a 6 anni no riattivazione malattia nel 70% dei pazienti”
“Anche dopo 6 anni circa dal trattamento con Cladribina, il 70% dei pazienti con Sclerosi Multipla non ha presentato riattivazione della malattia”. A rivelarlo è Francesco Patti, neurologo responsabile del centro SM del Policlinico di Catania.
LeggiFurlan (Uni. Vita-Salute): “SM, neuro-filamenti leggeri nel sangue come indicatori di malattia”
La presenza di neuro-filamenti leggeri nel sangue potrebbe diventare un biomarcatore importantissimo per la Sclerosi Multipla. Ne è convinto Roberto Furlan della Neuroimmunologia – INSPE dell’Università Vita Salute San Raffaele di Milano. “Un biomarcatore che ha la potenzialità, nei prossimi anni, di essere largamente…
LeggiGotta e demenza, associazione possibile
(Reuters Health) – La gotta potrebbe essere associata a un maggior rischio di demenza nelle persone anziane. E’ quanto emerge da una nuova ricerca presentata a Eular 2018, il meeting annuale della lega europea contro le malattie reumatiche.“La gotta potrebbe essere un marker di…
LeggiDemenza: un algoritmo può predire il rischio a 10 anni
(Reuters Health) – Secondo un nuovo studio danese bastano età, sesso e valore dell’apolipoproteina E (Apoe) per predire accuratamente il rischio di Alzheimer a 10 anni. “Combinando in un algoritmo alcuni fattori semplici come età e sesso e alcuni geni comuni riusciamo a individuare…
LeggiDemenza: con ictus rischio più che raddoppiato
(Reuters Health) – Le persone che hanno avuto un ictus hanno una probabilità più che doppia di sviluppare demenza rispetto a chi non ha sofferto di questo evento cerebrovascolare. È quanto suggerisce uno studio pubblicato su Alzheimer’s & Dementia coordinato da David Llewellyn, dell’University of…
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