
Le registrazioni
Ricostruire le comunicazioni avvenute fra astronauti e tecnici dei centri di controllo e conservate nelle vecchie bobine che contengono migliaia di ore di registrazioni, è stata un’autentica impresa. Nelle registrazioni, infatti, parlano fino a 35 persone, spesso con accenti regionali del Texas, e ci sono tante interferenze tecniche e sovrapposizioni audio. Inoltre, le comunicazioni sono state registrate su 200 nastri, con 30 tracce audio ciascuno, che fino al 2012 si potevano ascoltare solo con un’apparecchiatura degli anni ’60.
Usando questo vecchio dispositivo ci sarebbero voluti circa 170 anni per ascoltare e trasferire su file l’audio di una singola missione. ”Abbiamo dovuto progettare un nuovo sistema in grado di leggere le 30 tracce contemporaneamente”, ha detto Hansen. Il dispositivo ha permesso di ascoltare i nastri e trasferire l’audio sui file digitali in alcuni mesi e non centinaia di anni. Tuttavia, completato il lavoro, è emerso il secondo problema: decifrare le comunicazioni.
L’impresa è stata possibile grazie al software progettato dai ricercatori che ha analizzato i file e riconosciuto chi ha detto cosa e quando. Il progetto ha così reso accessibili le ‘voci’ delle missioni, fra cui l’Apollo 11, che ha portato per la prima volta l’uomo sulla Luna, e l’Apollo 13, nella quale fu pronunciata la famosa frase ”Houston abbiamo avuto un problema” per comunicare il guasto che impedì l’allunaggio e rese difficoltoso il rientro sulla Terra. E’ possibile ascoltare anche le comunicazioni della missione Gemini 8 del 1966, con la quale l’astronauta Neil Armstrong andò per la prima volta nello spazio.
