Virus cinese: aumentano i casi preoccupazione per i contagi tra operatori sanitari

Continuano a crescere i casi legati al nuovo coronavirus e non solo in Cina. Dopo le dichiarazioni di Zhong Nanshan, il funzionario cinese che sta indagando su un focolaio, che ha affermato che la malattia può diffondersi da persona a persona, i timori di epidemie più grandi continuano a crescere. Secondo le autorità cinesi, i casi accertati sono ormai 291 e le vittime sono salite a sei, da quando il virus ha fatto la sua prima comparsa nella città di Wuhan, lo scorso 31 dicembre.

Un primo caso si registra anche in Usa: sarebbe stato registrato nello Stato di Washington, stando ad una fonte federale citata dalla Cnn. Il paziente, che era stato ricoverato per polmonite la scorsa settimana, era stato di recente a Wuhan. Ed un primo caso si è registrato pure a Taiwan.

Finora, erano già stati segnalati casi a Pechino e Guandong in Cina, e poi in Thailandia, Giappone, Corea del Sud. Primo caso sospetto anche in Australia in un uomo di ritorno dalla Cina, mentre secondo il quotidiano The Sun un turista inglese è in ospedale in Thailandia, a Phuket, con sintomi compatibili con il coronavirus: sarebbe il primo occidentale colpito. Intanto il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ha innalzato da ‘basso’ a ‘moderato’ il rischio dell’arrivo del virus in Europa, e tale probabilità può ora aumentare ulteriormente con le imminenti celebrazioni del Capodanno cinese, previste tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, per via dell’aumento dei viaggi da e per la Cina. In Europa sono tre gli aeroporti che hanno voli diretti con Wuhan (Roma, Parigi e Londra), mentre altri hanno connessioni indirette.

Per il momento, comunque, i casi si concentrano in Cina dove, avverte Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani di Roma, “il fatto che il virus abbia colpito anche degli operatori sanitari è molto preoccupante, proprio per il rischio di epidemie negli ospedali”. Ciò, sottolinea l’esperto, “è accaduto già per i virus della Sars e della Mers in Canada e Corea nel 2002-3”. E’ dunque “fondamentale – afferma – isolare quanto prima possibile eventuali casi tra gli operatori sanitari, applicando tutte le misure di prevenzione”.

A fronte delle notizie che giungono dalla Cina, negli altri Paesi si allarga il cordone sanitario per prevenire l’eventuale diffusione del virus. Il governo giapponese, ad esempio, adotterà nuove misure per contenere la minaccia del coronavirus ed il premier Shinzo Abe ha ordinato l’applicazione di un sistema di quarantena per il controllo dei passeggeri provenienti dalle aree definite a rischio.

Continuano anche i controlli negli aeroporti. In particolare, a partire da giovedì 23 gennaio, data in cui è previsto il prossimo volo diretto dalla città di Wuhan all’aeroporto di Roma Fiumicino, il Ministero della Salute ha predisposto l’attivazione di un canale sanitario con controllo della temperatura corporea dei viaggiatori attraverso scanner. E’ prevista anche la compilazione di una scheda che indichi destinazione e percorso dei passeggeri, una volta sbarcati. Sono scattati i controlli sui passeggeri in arrivo dalla Cina anche nei tre grandi aeroporti internazionali Usa: sotto esame gli arrivi da Wuhan al ‘John F. Kennedy International Airport‘ di New York, al ‘San Francisco International Airport‘ e al ‘Los Angeles International Airport‘.

Una buona notizia arriva intanto proprio dagli Usa, dove l’Istituto nazionale per la salute è già al lavoro per lo sviluppo di un vaccino contro il nuovo virus: lo ha annunciato il direttore dell’Istituto americano per le malattie infettive Anthony Fauci, precisando tuttavia che sarà necessario almeno un anno per la disponibilità al pubblico del farmaco. E’ attesa anche per la riunione del Comitato d’emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), convocata per oggi, 22 gennaio, a Ginevra e in occasione della quale si dovrà decidere se il virus è una ’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale’. Anche la Commissione europea sta monitorando l’evolversi dell’emergenza: “Una riunione con gli Stati membri c’è già stata il 17 gennaio e ne è stata convocata una per domani, dopo una nuova valutazione del Centro”, ha fatto sapere un portavoce.

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