Venti anni di legge 219. “Un modello pubblico e solidale che il mondo ci invidia”. Intervista a Luciana Teofili, Direttrice del Centro Nazionale Sangue

A vent’anni dall’approvazione della legge 219 del 2005, che ha ridefinito l’intero assetto del sistema trasfusionale italiano, il bilancio è quello di una riforma che ha segnato una svolta epocale. Volontarietà, gratuità e autosufficienza sono diventati i pilastri di un modello oggi riconosciuto come uno dei più avanzati in Europa. Un sistema che continua a garantire sicurezza, qualità e universalità dell’accesso alla terapia trasfusionale.

A ripercorrere le tappe e i nuovi scenari di questa evoluzione è la professoressa Luciana Teofili, direttrice generale del Centro Nazionale Sangue (CNS), che, proprio in occasione del ventennale del Cns, traccia un bilancio o, tra sfide passate e prospettive future.

Un modello pubblico che ha fatto scuola “La legge 219 – ricorda Teofili – è quella che ha costruito il nostro sistema trasfusionale. Ha ribadito l’importanza della gratuità del dono non solo come valore etico, ma come garanzia di qualità e sicurezza della terapia trasfusionale”. Un modello sottolinea la direttrice del Cns, che coniuga l’organizzazione pubblica con la partecipazione attiva del mondo associativo, riconoscendo alle associazioni dei donatori un ruolo fondamentale nel promuovere la cultura del dono e nel supportare la rete sanitaria.

“Il nostro è un modello pubblico che, glielo dico con convinzione, viene guardato con una certa invidia anche fuori dai confini nazionali. È una rete nella quale si integrano più attori – istituzioni, professionisti e associazioni – per soddisfare i bisogni del Paese, assicurando che le terapie trasfusionali siano garantite a chiunque ne abbia bisogno. È questa la vera forza del sistema italiano”.

Giovani e ricambio generazionale: “Serve parlare il loro linguaggio” Negli ultimi anni, uno dei temi più delicati è quello del calo dei donatori, in particolare tra i più giovani. Per il Cns, il ricambio generazionale è una priorità assoluta. “Coinvolgere i giovani – spiega Teofili – impone strategie mirate. Con il Ministero della Salute abbiamo avviato programmi di informazione costruiti su misura per loro, utilizzando linguaggi e testimonial più vicini ai ragazzi, campagne social e attività nelle scuole. È lì che si formano i futuri donatori: questi valori devono appartenere ai cittadini fin da bambini”.

Il ruolo delle associazioni, anche in questo caso, è determinante: la loro presenza capillare sul territorio e nelle scuole consente di avvicinare i giovani in modo diretto e partecipato, trasformando la cultura della donazione in un patrimonio condiviso.

Plasma e medicinali plasmaderivati: ancora strada da fare verso l’autosufficienza L’Italia è oggi autosufficiente per i globuli rossi, ma il traguardo è ancora da raggiungere sul fronte del plasma e dei plasmaderivati, farmaci spesso salvavita. “È vero – riconosce Teofili – l’autosufficienza per i globuli rossi è una conquista consolidata, ma per il plasma dobbiamo continuare a lavorare. È un obiettivo centrale del nostro modello di rete, che richiede la collaborazione di tutti: istituzioni, associazioni e cittadini”.

Promuovere la plasmaferesi e far conoscere l’importanza della donazione di plasma restano priorità strategiche. “Serve più informazione – aggiunge – perché ancora non tutti sono consapevoli del valore del plasma e del fatto che oggi siamo parzialmente dipendenti da forniture provenienti da altri Paesi, soprattutto dagli Stati Uniti. È una riflessione che riguarda tutta l’Europa, e proprio per questo stiamo lavorando insieme a livello comunitario per rafforzare la produzione interna”.

Il nuovo regolamento europeo sulle sostanze di origine umana: una svolta per sicurezza e tracciabilità Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulle sostanze di origine umana, il sistema trasfusionale entra in una nuova fase di evoluzione. “La grande novità – spiega Teofili – è che non parliamo più di direttive o raccomandazioni, ma di un regolamento direttamente applicabile. Ciò significa che dobbiamo essere pronti da subito a tradurlo nella pratica quotidiana”.

Un compito che il Cns sta affrontando con impegno: “Come per il Centro Nazionale Trapianti, anche per noi è fondamentale saper “mettere a terra” ciò che viene costruito a livello europeo, coinvolgendo Regioni, strutture sanitarie e associazioni. È un processo complesso ma entusiasmante, perché questo regolamento nasce dalle reali esigenze del mondo trasfusionale e crea le basi per una piena armonizzazione delle regole in Europa”.

Secondo Teofili, il nuovo quadro normativo apre anche prospettive di innovazione: “Potremo sviluppare nuovi prodotti trasfusionali, favorire gli scambi internazionali e modernizzare ulteriormente la rete. È una sfida che ci proietta in una dimensione davvero europea”.

Digitalizzazione e intelligenza artificiale: il sangue diventa anche “big data” La medicina trasfusionale, ricorda poi la professoressa Teofili, è da sempre un ambito ad alto contenuto tecnologico. Oggi, le nuove frontiere passano per digitalizzazione, intelligenza artificiale e telemedicina. “Il Cns è impegnato in progetti che mirano a rendere più fluido e sicuro il lavoro degli operatori. La digitalizzazione consente di integrare i dati e trasformarli in conoscenza. Il sistema trasfusionale raccoglie enormi quantità di informazioni: quando vengono analizzate, diventano veri e propri big data in grado di migliorare la programmazione, la sicurezza e l’efficienza del sistema”.

E l’innovazione non è una novità nel mondo del sangue: “Le frigoemoteche intelligenti sono un esempio di come la medicina trasfusionale sia stata, anche in passato, un campo pionieristico per l’applicazione di nuove tecnologie. Sono certa che sarà così anche in futuro”.

Venti anni dalla riorganizzazione del sistema trasfusionale: “Difendere un modello pubblico, solidale e sicuro” Nel ventesimo anniversario della legge n. 219 Teofili guarda avanti con fiducia, ma anche con senso di responsabilità. “La sfida del futuro – conclude – è mantenere e rafforzare questo modello. Dobbiamo essere consapevoli che il sistema pubblico e solidale è vincente. La gratuità del dono protegge tutti: donatori e pazienti. E nel nuovo contesto europeo, in cui questo principio viene ribadito con forza, è nostro dovere difenderlo e valorizzarlo”.

Un sistema ricorda la direttrice, che pur restando perfettibile, “resta un modello robusto, capace di garantire sicurezza, equità e solidarietà. E di rappresentare, anche per il futuro, uno dei punti di eccellenza della sanità italiana”.

E.M.

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