Parte a tappeto in tutta Italia una nuova indagine veloce dell’Istituto superiore di sanità per mappare la diffusione delle varianti del virus SarsCov2. Dopo quella effettuata nelle scorse settimane per la mutazione cosiddetta inglese, la nuova ‘quick survey’, su 1.058 campioni che verranno analizzati, riguarderà tutte e tre le varianti più diffuse nel nostro Paese: la UK, la Brasiliana e la Sudafricana.
Continua a crescere dunque la preoccupazione per il propagarsi delle nuove ‘versioni’ del virus, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), proprio per ridurre il rischio da varianti, invita a ridurre al minimo anche i contatti interpersonali. L’indagine per la mappatura sul territorio italiano del grado di diffusione delle tre varianti è coordinata dall’Iss con il supporto della Fondazione Kessler e in collaborazione con ministero della Salute, Regioni e PPAA ed in particolare con i laboratori da queste ultime identificati. L’obiettivo, chiarisce una circolare del ministero della Salute, è identificare, tra i campioni con risultato positivo per SarsCov2, possibili casi di infezione riconducibili a varianti e la valutazione prenderà in considerazione i campioni notificati il 18 febbraio.
Il Paese è suddiviso in 4 macroaree dalle quali arriveranno i campioni: Nord-Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), dove verranno analizzati in totale 265 campioni; Nord-Est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna), 266 campioni; Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), 254 campioni; Sud e Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia), 273 campioni. In particolare, il numero di campioni per ciascuna Regione/PPAA è definito in base alla percentuale di casi notificati il 16 febbraio sul totale di casi notificati in ciascuna macroarea: 42 Abruzzo, 7 Basilicata, 11 Calabria, 95 Campania 97 E.R., 27 FVG, 123 Lazio, 22 Liguria, 167 Lombardia, 38 Marche, 1 Molise, 57 Bolzano, 20 Trento, 76 Piemonte, 58 Puglia, 6 Sardegna, 53 Sicilia, 61 Toscana, 32 Umbria, 1 Valle d’Aosta, 64 Veneto. Entro l’1 marzo ogni Regione/PPAA dovrà inviare a ministero e Iss i risultati aggregati relativi all’indagine rapida.
Dallo studio deriverà quindi una mappatura di prevalenza delle diverse mutazioni, dopo che la prima indagine relativa al 4-5 febbraio ha attestato una prevalenza nazionale della variante Uk al 17,8%. I maggiori timori riguardano l’efficacia dei vaccini. Tuttavia, rassicura l’ex sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, “vi sono diversi vaccini, quindi se anche uno non dovesse funzionare con una variante, è probabile che gli altri funzionino. La ricerca e l’industria comunque sono pronte nel caso in cui un vaccino debba essere modificato e rimodulato. Noi stiamo cercando di mettere in rete tutti i laboratori per cercare le varianti, ma è importante ciò che viene fatto a livello planetario, serve – avverte – un’azione congiunta di monitoraggio”. Ma proprio dal fronte vaccini arriva una notizia non incoraggiante, perché il vaccino di Pfizer-Biontech potrebbe essere meno efficace contro le varianti sudafricana e brasiliana: secondo i dati preliminari pubblicati sul New England Journal of Medicine dall’università del Texas di Galveston e delle stessa azienda, infatti, l’efficacia degli anticorpi neutralizzanti del vaccino calerebbe di circa due terzi.
In attesa di farmaci ancora più efficaci, per difendersi dalle mutazioni del virus l’arma principale restano al momento i comportamenti, avverte l’Oms. Per evitare che si continuino a formare varianti “bisogna ridurre al minimo la trasmissione attraverso l’uso di mascherine, il lavaggio delle mani ed evitando il contatto con persone che non abitino con noi”, ha affermato la responsabile Oms Katherine O’Brien nel consueto briefing da Ginevra.
di Manuela Correra