Vaccino parotite: immunità diminuisce nel tempo? Più protetti con terza dose. Studio CDC

(Reuters Health) – Una nuova analisi dell’epidemia di parotite scoppiata nel 2015 all’Università dello Iowa, Usa, ha portato alla conclusione che l’immunità generale contro questa malattia fosse diminuita. La conclusione è che, somministrando agli studenti una terza dose del vaccino trivalente contro morbillo parotite e rosolia (MMR), è possibile controllare meglio la situazione. Lo studio del Center for Disease Control and Prevention (CDC) è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Lo studio
Cristina Cardemil, specialista in epidemiologia medica e autrice principale dello studio, e colleghi, hanno indagato un focolaio epidemico costituito da 259 studenti colpiti da parotite su una popolazione totale di 20.496 studenti dell’Università dello Iowa, Usa. Per cercare di impedire la diffusione dell’epidemia, a 4.783 studenti era stata somministrata una terza dose di vaccino trivalente MMR, oltre alle due già ricevute da bambini. Infatti, a partire dal 2012, solo gli studenti vaccinati (almeno due dosi di MMR) potevano accedere all’Università dello Iowa. I dati hanno dimostrato che il 98,1% degli studenti aveva ricevuto le due dosi di vaccino previste.

I risultati
Il team di Cardemil ha scoperto che le probabilità di sviluppare la malattia erano del 1,45% tra gli studenti che avevano ricevuto due dosi del vaccino da bambini contro lo 0,67% tra quelli che avevano ricevuto la terza dose durante l’epidemia. Hanno anche stimato che se gli studenti avevano ricevuto la loro seconda dose MMR più di 13 anni prima dell’epidemia, le probabilità di sviluppare la parotite erano 9 volte maggiore, mentre il rischio di contrarre la parotite aumentava di 14 volte se la seconda somministrazione del vaccino era avvenuta da 16 a 24 anni prima dell’epidemia. Nel complesso, la terza dose di vaccino somministrata è stata associata ad un rischio di malattia inferiore del 78,1% rispetto a coloro che avevano ricevuto solo le due dosi previste.

N Engl J Med 2017
Di Gene Emery

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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