
“E’ un risultato davvero emozionante”, ha detto uno dei coordinatori del progetto, Scott Dodelson, del Fermilab, presentando i dati nel convegno della Divisione di fisica delle particelle della Società Americana di Fisica organizzato presso il Fermilab. Un’altra presentazione è in programma per il 9 agosto, sempre negli Stati Uniti, a Columbus (Ohio).
Sono dati che riguardano solo il primo di quattro anni di osservazioni, ma già sufficienti a mostrare “l’attuale struttura dell’Universo con la stessa chiarezza con cui abbiamo osservato la sua infanzia”. La nuova mappa, che si riferisce all’attuale Universo con i suoi quasi 14 miliardi di anni, si sovrappone infatti con una differenza di appena il 7% a quella basata sull’immagine dell’universo bambino, appena 380.000 anni dopo il Big Bang, elaborata sulla base dei dati raccolti nel 2010 dal satellite Planck, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa).
“E’ stato come avere la fotografia di un bambino scattata dopo la nascita e poter calcolare l’aspetto che quel bambino potrà avere 100 anni più tardi”, ha osservato il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Antonio Masiero. Ottenere la nuova mappa è stato possibile osservando come luce delle galassie viene deviata e modellata dalla forza di gravità della materia oscura.
La tecnica che ha permesso di farlo è quella della cosiddetta ‘lente gravitazionale’, il fenomeno che si verifica quando la luce di un corpo celeste viene deviata dalla presenza di un campo gravitazionale. Un bellissimo risultato, ma che non riesce a dissipare il mistero, anzi: “abbiamo fatto un salto enorme di conoscenza, ma dobbiamo ancora svelare i segreti di questo universo oscuro. La sfida formidabile dei prossimi anni – ha concluso Masiero – è scoprire di che cosa sono fatte materia oscura ed energia oscura”.
