Una protesi robotica controllata dalla mente: ecco la ricostruzione bionica

Mano bionica

Tre uomini australiani sono divenuti i primi al mondo a sottoporsi ad una “ricostruzione bionica”, una nuova tecnica che ha consentito loro di utilizzare una mano protesica robotica controllandola con la propria mente. Tutti e tre i pazienti hanno sofferto per molti anni di danni a carico del plesso brachiale e scarsa funzionalità della mano in conseguenza di incidenti automobilistici o alpinistici.

La tecnica implica trapianti selettivi di nervi e muscoli, amputazioni elettive e sostituzione con protesi robotiche avanzate che rispondono ad impulsi elettrici muscolari: a seguito di una completa riabilitazione, la tecnica ha ripristinato un elevato grado di funzionalità in tutti i soggetti, supportando le attività della vita quotidiana. L’avulsione del plesso brachiale è in effetti una sorta di amputazione interna, separando irreversibilmente la mano dal controllo neurale. Le tecniche chirurgiche attualmente disponibili sono rudimentali e poco efficaci, e danno accesso ad una funzionalità della mano scadente.

Il progresso scientifico nella nuova tecnica consiste nel fatto che è stato possibile sostituire i nervi danneggiati e un trasferimento di tessuto muscolare. I segnali vengono poi decodificati e traslati in una solida funzionalità della mano “meccatronica”; naturalmente è stata necessaria l’amputazione delle mani e degli avambracci. Sinora la ricostruzione bionica è stata praticata soltanto in un centro di Vienna, ma non sussistono limitazioni tecniche o chirurgiche che impedirebbero di praticarla in altri centri con esperienza e risorse simili. (The Lancet online 2015, pubblicato il 25/2)

 

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