
Gli attuali metodi per prevedere il rischio di parto pretermine si basano sulla misura della lunghezza della cervice della donna: più è corta, maggiore è il rischio. In questo caso i ricercatori hanno studiato circa 240 ecografie fatte su 67 donne afroamericane, esaminando la lunghezza del collo dell’utero e l’attenuazione del segnale durante l’esame, nel periodo compreso tra la 17/a e 21/a settimana, e tra la 22/a e 26/a settimana. Si è così visto che già nella prima fase, gli ultrasuoni mostravano differenze significative nell’attenuazione del segnale tra chi poi ha partorito pretermine e chi no. Non c’erano invece grandi diversità nella lunghezza del collo dell’utero. ”I cambiamenti nella cervice, che da dura diventa morbida – rileva Barbara McFarlin, coordinatrice dello studio – e l’indebolimento dei segnali degli ultrasuoni possono dare informazioni in anticipo, senza dover aspettare i sintomi di un parto pretermine”.
