
La ricerca
Analizzando gli strati dei sedimenti del lago che si trova nell’isola di St. Paul, e ricostruendone l’origine con la tecnica della datazione basata sul carbonio 14, gli studiosi
hanno inoltre capito che l’isola, sita sul mare di Bering, ha vissuto una fase di siccità e calo della qualità dell’acqua contemporaneamente alla scomparsa dei mammut. I mammut sono rimasti di fatto intrappolati sull’isola quando il livello dei mari si è innalzato, sommergendo il ponte di terra che c’era sul mare di Bering, e sopravvivendo circa 5.000 anni in più dei loro simili. Questi ultimi sono rimasti isolati sul continente, dove si sono estinti 12.000 anni fa a causa del cambiamento climatico e la scomparsa del loro habitat.
Raccogliendo i sedimenti dal cuore di uno dei pochi laghi d’acqua dolce rimasti sull’isola di St. Paul, i ricercatori hanno misurato la quantità di ossigeno nei resti preistorici degli insetti acquatici conservati nei detriti prima, durante e dopo l’estinzione dei pachidermi preistorici. Anche i resti delle alghe diatomee e degli invertebrati acquatici rinvenuti nei sedimenti sono cambiati nel tempo, indicando un calo dei livelli del lago e della qualità dell’acqua, che hanno portato all’estinzione dei mammut.
L’analisi dell’azoto presente nelle ossa e nei denti di questi animali ha inoltre mostrato progressive condizioni di siccità. L’isola di St. Paul si è progressivamente ristretta alle sua attuali dimensioni di 110 chilometri quadrati per l’innalzamento del mare, che ha ridotto la possibilità per gli animali di accedere all’acqua dolce. ”Gli attuali cambiamenti climatici – avverte Wooller – potrebbero far cambiare le condizioni ancora più rapidamente di quelle che si verificarono nella preistoria in quest’isola dell’Alaska”
