Tumori: somministrare i farmaci per via sottocutanea fa risparmiare tempo e soldi

Anticorpi monoclonali infusi sottocute e non per endovena. Se così si potesse fare per questi farmaci contro tumore al seno e linfoma non Hodgkin, si ridurrebbero notevolmente i tempi di attesa in ospedale (34%) in quanto per la somministrazione ci vorrebbero solo 5 minuti e non 90, e di conseguenza si ridurrebbe anche la permanenza in Day Hosital del 50%. Dal punto di vista economico, poi, ci sarebbe un risparmio di oltre  60 mln di euro in costi sociali e ridotti costi organizzativi e sanitari. I benefici di questa innovativa modalità di somministrazione emergono da uno studio dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, sulla base di oltre 3mila questionari compilati da pazienti e 60 centri ospedalieri in tutta Italia.

L’innovazione e i benefici
Il passaggio dalla somministrazione endovenosa a quella sottocute dei due anticorpi monoclonali rituximab e trastuzumab, rispettivamente per il trattamento di linfoma e cancro al seno, “rappresenta una vera rivoluzione organizzativa – afferma il direttore di Altems, Americo Cicchetti – perché riduce in modo sostanziale i costi dell’assistenza dal momento che con la formulazione sottocute il paziente è trattato nell’arco di pochi minuti, senza che si modifichino in alcun modo i livelli di efficacia e sicurezza dei farmaci”. Da “oncologa e donna, ritengo che poter offrire alle pazienti una soluzione di cura che permette loro di conciliare il momento della cura con l’attività lavorativa e la routine quotidiana sia un valore clinico e sociale cui possiamo e dobbiamo tendere tutti”, afferma Alessandra Cassano, Dirigente Oncologia Medica del Policlinico Universitario Gemelli di Roma.

I costi economici e organizzativi legati alla somministrazione dei farmaci impattano in modo rilevante sulla gestione delle strutture ospedaliere: “Quello che cambia in modo clamoroso con la somministrazione sottocute è il tempo che impiegano gli operatori sanitari a preparare il farmaco prima e ad assistere il paziente poi – commenta Vito Antonio Delvino, Direttore Generale Istituto Tumori Giovanni Paolo II IRCCS di Bari – Una somministrazione sottocutanea che dura 5 minuti si traduce in 5 ore in meno di lavoro per infermieri, medici e farmacisti per ciascuno paziente, tempo che può essere dedicato all’ottimizzazione delle risorse. La breve permanenza in ospedale comporta inoltre minor impegno per il paziente e il suo accompagnatore. A questo si aggiunge pure la maggior aderenza del paziente al trattamento”.

Concorde Stefan Hohaus, Dirigente medico di Ematologia al Policlinico Gemelli, secondo il quale con la nuova tecnologia di somministrazione si rileva “minor tempo di permanenza in ospedale da parte del paziente e del suo accompagnatore, ridotto tempo di impegno per il personale sanitario, con più risorse umane liberate per altri compiti”. Soddisfatte anche le associazioni dei pazienti, afferma Davide Petruzzelli, presidente de ‘La Lampada di Aladino Onlus’. E pure l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda) plaude a questo significativo passo avanti dal momento che, afferma, “uno dei maggiori problemi riscontrati dalle pazienti consiste proprio nel dispendio di tempo nell’attesa di ricevere le terapie in ospedale”.

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