
“La proteina p53 ha due facce, come Giano bifronte”, commenta Richard Anderson, uno degli autori dello studio, riferendosi al dio romano delle porte, guardiano di passato e futuro. “Normalmente la proteina sta a guardia del Dna, avviandone la riparazione in caso di danni e prevenendo la formazione di tumori. Tuttavia – aggiunge Anderson – quando è mutata la proteina impazzisce, diventa più abbondante della sua controparte ‘buona’ e accumulandosi provoca il cancro”.
I ricercatori guidati da Suyong Choi e Mo Chen hanno scoperto il meccanismo alla base di questo processo: i colpevoli sono un enzima, noto come PIPK1-alfa, e il suo messaggero PIP2, che in caso di danni di qualunque tipo si legano alla proteina p53 e spianano la strada ai tumori. Infatti, se il meccanismo dell’enzima viene bloccato la versione “cattiva” di p53 non può accumularsi e fare danni. “Se riusciamo ad eliminare la proteina p53 mutata potremmo riuscire ad eliminare i tumori causati da essa”, conclude Anderson. Gli autori dello studio sono ora alla ricerca di inibitori dell’enzima da usare per nuove terapie anti-cancro.
