
La premessa
La bursectomia, che comporta la dissezione nel rivestimento peritoneale che copre pancreas e mesocolon trasverso, è una procedura standard per il trattamento del tumore dello stomaco, usata in Giappone sin dai primi anni del 1900.
Lo studio
Per valutarne l’efficacia rispetto all’omentectomia, i ricercatori giapponesi hanno condotto una sperimentazione clinica di fase III su 1.204 pazienti. Complessivamente, il 35% delle persone operate ha avuto una gastrectomia totale e la resezione completa è stata raggiunta nel 93% dei pazienti. Il tempo medio dell’intervento è stato più lungo per la bursectomia, 254 minuti, contro i 222 minuti della omentectomia. Inoltre, è stata osservata una maggiore perdita di sangue intraoperatoria con la prima procedura, rispettivamente 330 ml contro 230.
Gli esiti
Il tasso di sopravvivenza globale a tre anni non è stato significativamente diverso tra il gruppo sottoposto a omentectomia e quello sottoposto a bursectomia, rispettivamente 85,9% contro 83,1%. Anche i tassi di sopravvivenza libera da malattia a tre anni erano paragonabili, rispettivamente 77,3% e 73,8%. E neanche la sopravvivenza globale e in assenza di recidive a cinque anni è stata diversa.La bursectomia, però, ha fornito un vantaggio significativo sulla sopravvivenza complessiva a cinque anni tra i pazienti con tumore in stadio II. Inoltre, è stata registrata una tendenza a un miglioramento della sopravvivenza nel gruppo sottoposto a bursectomia tra i pazienti che non ricevevano chemioterapia adiuvante e una tendenza opposta nei pazienti che si sottoponevano a omentectomia e a chemioterapia adiuvante.
Fonte: Lancet Gastroenterology & Hepatology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
