Tumore ovaio: chirurgia per recidiva è spesso inefficace

(Reuters Health) – Secondo uno studio internazionale condotto su 485 donne, tornare in sala operatoria per la recidiva di un tumore ovarico potrebbe addirittura accorciare la vita alla paziente.

“Ritengo che questo studio ridurrà il numero di questi interventi che ora appaiono non necessari per molte donne”, dice Robert Coleman, dello University of Texas M.D. Anderson Cancer Center di Houston, Texas, autore principale dello studio pubblicato il 13 novembre sul New England Journal of Medicine.

Lo studio
Attualmente, gli interventi chirurgici per un tumore ovarico sono considerati lo standard di cura. Tuttavia, i risultati del nuovo studio indicano che le donne che ricevono solo chemioterapia in caso di recidiva rispondono altrettanto bene o meglio di quelle sottoposte a un intervento prima della chemioterapia.

I risultati valgono solo per le donne i cui tumori sono sensibili a farmaci a base di platino.
Dopo un follow-up mediano di 48,1 mesi, la sopravvivenza generale mediana era di 50,6 mesi per le donne con tumore ovarico recidivante trattate con chirurgia e chemioterapia e 64,7 mesi per quelle trattate con la sola chemioterapia.

Ciò corrispondeva a un aumento del 29% nel tasso di decessi per le donne operate.
Secondo l’American Cancer Society, ogni anno negli Stati Uniti circa 22.500 donne sviluppano un tumore ovarico. Tuttavia, più dell’80% ha una recidiva della malattia, il tasso di sopravvivenza a 10 anni è inferiore al 15%. Circa la metà delle pazienti presenta tumori sensibili al platino. Circa un quarto è candidata a chirurgia secondaria in caso di recidiva.

Lo studio, noto come GOG-0213, si è concluso presto, quando i risultati preliminari hanno mostrato che la chirurgia non era d’aiuto. Le volontarie partecipanti avevano un tumore ovarico epiteliale, peritoneale primario o delle tube di Falloppio recidivante.

Il 67% delle pazienti nel gruppo della chirurgia è sopravvissuto per tre anni rispetto al 74% di quelle sottoposte solo a chemioterapia.

“La qualità della vita segnalata dalle pazienti si è ridotta notevolmente dopo la chirurgia ma non ha differito significativamente tra i due gruppi dopo la ripresa”, scrive il team dello studio. A sei settimane i due gruppi hanno raggiunto la parità nella misura della qualità della vita.

Fonte: New England Journal of Medicine 2019
Gene Emery
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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