Tumore del colon-retto: i benefici dell’innovazione della chirurgia mininvasiva

Le ultime settimane hanno visto il nostro Paese protagonista di due momenti importanti di confronto della comunità scientifica per fare il punto sulla cura del tumore del colon retto: l’evento internazionale “Milan Colorectal Congress” e l’evento di formazione specifica “Mini Invasive Surgery Programme”.

Il Milan Colonrectal Congress, che si è tenuto a Milano lo scorso 25 e il 26 maggio, è stata l’occasione per sottolineare l’importanza e la peculiarità della chirurgia colon-rettale rispetto alle branche generaliste della chirurgia. Mentre il “Mini Invasive Surgery Programme” è in corso in questi giorni a Napoli. In due giorni di interventi live, re-live e presentazioni i più esperti e qualificati chirurghi, italiani e non solo, mettono a disposizione la propria esperienza per formare i giovani chirurghi del futuro su come l’innovazione tecnologica sta guidando il cambiamento nella cura di questa specifica tipologia di tumore.

“Negli ultimi due decenni la chirurgia colon-rettale è stato il campo di sperimentazione di molte delle tecnologie più avanzate dell’ambito chirurgico”, afferma Antonino Spinelli, Professore Ordinario di Chirurgia presso l’Humanitas University e Responsabile dell’Unità di Chirurgia del Colon e del Retto. “Pensiamo all’uso e all’implementazione della laparoscopia, ai percorsi di enhanced recovery, alla chirurgia robotica, all’implementazione della chirurgia single port, endoluminale. Tutte queste evoluzioni hanno avuto un principale, prioritario e pionieristico utilizzo nella chirurgia colon-rettale”.

Il Milan Colorectal Congress è stato un importante momento di confronto per i chirurghi, osserva il Professore. “Ora i professionisti sentono l’esigenza di una formazione iper-specialistica in ambito colon rettale, che vada oltre quella offerta dai congressi di chirurgia generale”.

La rapida evoluzione della chirurgia mininvasiva

A conferma della necessità di momenti di formazione specifici per la chirurgia colon-rettale, Francesco Corcione, Responsabile dell’Unità di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva Oncologica della Clinica Mediterranea di Napoli dove è in corso in questi giorni il “Mini Invasive Surgery Programme”, nota come negli ultimi 30 anni l’asset chirurgico sia cambiato completamente, con la possibilità di trattare con la chirurgia mininvasiva anche le patologie più complesse.

“Sono stati introdotti piccoli strumenti, di dimensioni che vanno dai 5 ai 10 millimetri, che consentono di effettuare gli stessi interventi che si effettuavano ad addome aperto, con le stesse modalità, e anche con gli stessi rischi, ma con un approccio molto meno invasivo”, spiega Corcione. “L’addome rimane chiuso e questo evita la dispersione di liquidi e la manipolazione di tessuti – quindi riduce il dolore e le aderenze del post-operatorio – e migliora i tempi di canalizzazione. La ripresa è rapida perché i dolori sono ridotti e le degenze si accorciano”.

L’evoluzione della tecnologia è stata così rapida che Corcione afferma: “se guardo al mio passato non riesco a immaginare il mio futuro, a volte stento a credere ai miei occhi”. E racconta: “oggi usiamo robot, con una tecnologia innovativa che ripete l’asset della laparoscopica ma porta dei vantaggi aggiuntivi, che vanno da una visione tridimensionale alla possibilità di lavorare con gli strumenti come se fossero le proprie mani. Il tutto consente una maggiore precisione”.

Il futuro difficile da immaginare si intravede già, grazie agli studi in corso: “sono in corso delle ricerche ormai in un avanzato stato di realizzazione sull’intelligenza artificiale e sulla ricostruzione di organi in 3D e questo faciliterà l’approccio chirurgico all’addome, perché il chirurgo saprà esattamente come individuare la strada per asportare un organo o come individuare l’arteria che irrora un organo, riducendo le problematiche legate alle complicanze”.

L’esperto sottolinea però un rischio portato dall’innovazione e dalla rapidità con cui si ottengono i risultati: un distacco tra il medico e il paziente. “I rapporto tra medico e paziente è un rapporto di fiducia, basato sull’atto chirurgico”.

Lo studio ESCA

In occasione del congresso di Milano è stato presentato lo studio ESCA (Emilia-Romagna Surgical Colorectal Cancer Audit), condotto in 7 ospedali della regione Emilia-Romagna, che ha coinvolto tutti i pazienti sottoposti a intervento chirurgico per cancro del colon-retto durante un periodo di studio di 54 mesi. “Si tratta di uno studio importante per il nostro Paese, nato sulla base dell’esempio di un progetto dei colleghi olandesi che per anni hanno misurato gli esiti della chirurgia oncologica colon-rettale con real-world data, per offrire poi dei feedback a tutti i centri sulla base di Key Performance Indicator. Questo ha generato miglioramenti continui della qualità delle cure, con una riduzione della mortalità, una riduzione delle complicanze e un aumento dell’uso della laparoscopia”, spiega Giampaolo Ugolini, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale di Ravenna.

“Nella nostra esperienza abbiamo arruolato più di 3.000 pazienti e abbiamo iniziato a dare dei feedback ai vari centri”. I primi risultati ottenuti rispecchiano quanto osservato nei Paesi Bassi: “stiamo riscontrando un miglioramento progressivo di tutti gli outcome”.
I chirurghi coinvolti raccolgono i dati e un team di informatici, statistici ed epidemiologi dell’IRCCS Istituto Romagnolo per lo studio dei tumori (IRST) “ Dino Amadori” aiuta i clinici ad analizzare i dati e a confrontare i dati clinici con i dati amministrativi.

“L’obiettivo dello studio è di avere un enrolment rate che aspira al 100% dei casi. Solo così si può fare un’attività di Audit & Feedback che ha una potenza incredibile nel generare un cambiamento e un miglioramento nella qualità delle cure e una riduzione dei costi”, nota Ugolini. Dall’analisi dei dati è emerso che la chirurgia mininivasiva è nettamente migliore rispetto alla open, comporta un miglioramento degli outcome oncologici, una riduzione delle complicanze, della mortalità e dei costi. “Quindi questo approccio porta a benefici non solo ai pazienti ma anche al Servizio Sanitario Nazionale”.

L’impegno di Johnson & Johnson Medtech

Lo studio è stato condotto con il contributo non condizionante di Johnson & Johnson Medtech Italia, come spiega Simona Braghi, Medical & Education Director, J&J Medtech Italia. “Come Johnson & Johnson Medtech siamo da sempre impegnati a fianco degli operatori sanitari per sviluppare strumenti e soluzioni per il trattamento chirurgico di patologie, anche complesse come quelle oncologiche, in primis il tumore colon-rettale”, dice Braghi. “Come azienda siamo stati sin dall’inizio a fianco della comunità chirurgica nella diffusione della tecnica mininvasiva di chirurgia laparoscopica, offrendo non solo tecnologie innovative per la sala operatoria, ma favorendo anche la diagnosi precoce mediante un supporto a campagne di prevenzione per lo screening ed erogando una formazione destinata agli operatori sanitari con un focus su questo tipo di approccio chirurgico. Oggi si può affermare che la chirurgia mininvasiva laparoscopica rappresenta il trattamento preferibile per il tumore colon-rettale e indubbiamente è importante per noi, come azienda, continuare il nostro impegno in termini di adozione e diffusione di questa tecnica chirurgica”.

Rispetto allo studio Braghi commenta: “crediamo che in questo momento storico sia importante il valore che sta portando la tecnologia anche rispetto al tema della raccolta di dati puntuale e sistematica a vantaggio della sostenibilità economica per il Sistema Sanitario. Guardando alla chirurgia si può infatti affermare che un approccio chirurgico è ottimale non solo quando ha un’efficacia dimostrata sugli outcome clinici del paziente ma anche quando questo approccio è associato alla raccolta di dati oggettivi, a misurazioni che siano utili a dimostrare efficacia ed efficienza del processo. Promuovere degli audit clinici che hanno la finalità di valutare attraverso la raccolta di dati affidabili, di misurazioni puntuali e di feedback sistematici se l’assistenza sanitaria sia conforme o meno agli standard di cura, è una priorità. Per questo abbiamo appoggiato e supportato con un contributo non condizionante lo studio ESCA”.

Lo studio ha dimostrato come la chirurgia mininvasiva per il tumore colon-rettale non metastatico sia in grado di generare un miglioramento importante degli outcome post-operatori in particolare una riduzione significativa della mortalità post operatoria, migliori tempi di ripresa del paziente e quindi di qualità di vita del paziente nonché una gestione efficiente dei tempi e dei costi. “È uno studio che a nostro avviso rappresenta un esempio importante di come la raccolta dei dati, la condivisione delle esperienze degli operatori sanitari uniti ad approcci chirurgici sempre più avanzati, più gentili e più personalizzati, in funzione della caratteristiche del paziente, sia fondamentale per poter non solo favorirne l’outcome clinico, e quindi il successo del trattamento, ma anche per poter dare un impatto favorevole in termini di efficientamento delle risorse e quindi offrire un beneficio per il SSN”.

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