Terapia antitumorale: una scoperta rivoluzionaria

Cellule tumorali

Un team di ricerca della Northeastern University ha scoperto che, all’interno del microambiente tumorale, l’integrazione dell’ossigenazione inibirebbe l’accumulo di adenosina legato all’ipossia, indebolendo l’immunosoppressione. Ciò a sua volta potrebbe migliorare l’immunoterapia antitumorale e ridurre le dimensioni della neoplasia scatenando linfociti T antitumorali e cellule natural killer. Si tratta di un metodo che può essere implementato in modo relativamente rapido testando gli effetti dell’ossigenazione in combinazione con diversi tipi di immunoterapia all’interno degli studi clinici dedicati.

È stato anche notato come gli effetti dell’integrazione di ossigeno siano ancora maggiori se in combinazione con un agente sintetico chiamato “super-caffeina”, in grado di bloccare gli effetti protettivi per il tumore del recettore per l’adenosina. Più in generale, l’effetto antitumorale dell’ossigeno può essere ulteriormente migliorato dall’antagonista naturale del recettore A2A per l’adenosina, che è proprio la caffeina che consumiamo ogni giorno nel caffè: la ragione per cui beviamo caffè, infatti, consiste nel fatto che la caffeina impedisce ai recettori A2A presenti nel cervello di farci addormentare. (Science Translational Medicine, 2015; 7: 277ra30)

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3 Thoughts to “Terapia antitumorale: una scoperta rivoluzionaria”

  1. seinera

    Di queste scoperte “rivoluzionarie” ahinoi son anni viene data risonanza e questo vale per i tumori e per tutte le aptologie croniche invalidanti. Ci si dimentica di dire che la vera rivoluzione è il poter applicare alla clinica il dato di laboratorio… In caso contrario la scoperta “rivoluzionaria” rimane confinata nel curriculum scientifico del centro di ricerca

  2. Dott. Antonio Parrella - Ossigenoozonoterapeuta- PZ

    Sono convinto, già da tempo, dei benefici della OSSIGENO-OZONOTERAPIA EMATICA o Grande Auto Emo Infusione, sulla attivazione a catena della comunicativa intercellulare Linfocitaria per la maggiore difesa o killeraggio delle cellule K-inducenti. Ne sono enormemente contento dei risultati della ricerca fatta dai colleghi. Personalmente non ho potuto proseguire i miei studi per mancanza di fondi. Presso il mio studio in Via delle Medaglie Olimpiche sn, a Potenza, mi limito ad osservare le risultanze casuali su alcuni pazienti. Molte sconfitte ma anche qualche successo. Dottor Antonio Parrella – Potenza

  3. MC

    Non è propriamente una novità, già nel 1930 Warburg (Premio Nobel per la medicina) scoprì la reale correlazione tra anossia e cellule tumorali; riporto citazione di wikipedia, a chi interessa può trovare però ben di meglio altrove per documentarsi…

    “Warburg individuò come differenza fondamentale tra le cellule sane e quelle cancerose la velocità di flusso della glicolisi: tale evento, confermato anche da analisi recenti, è tuttora indicato come effetto Warburg.

    Le cellule tumorali, infatti, possono presentare livelli di attività glicolitica fino a 200 volte superiori a quelli dei tessuti sani, anche in presenza di grandi condizioni di ossigeno. Questo evento fu spiegato da Warburg negli anni trenta attraverso l’osservazione di un elevato consumo locale di ossigeno, che ne genera concretamente una carenza nelle cellule tumorali, con conseguente innalzamento dei livelli di glicolisi. Nelle cellule tumorali, non si verifica l’effetto Pasteur che rallenta la glicolisi in presenza di una adeguata quantità di ossigeno.”

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