
I risultati ottenuti presentano un miglioramento rispetto alle altre tecniche ad oggi in uso di circa cento volte. Infatti, “la nuova tecnica ha una sensibilità di rilevazione pari a 0.005 parti per milione (ppm) di gliadine, che sono le principali proteine responsabili della celiachia, rispetto agli 0.3 ppm delle altre tecniche in commercio. Questo, quindi, potrebbe essere di grande aiuto nella produzione di alimenti etichettati ‘gluten free’ per rilevare tracce minime di contaminazione non rilevabili con tecniche tradizionali, ma la cui ingestione può comportare danni anche gravi al soggetto celiaco”.
“Il nostro obiettivo ora è di miniaturizzare il sistema di accumulo piroelettrico per renderlo più compatto e fruibile da personale non specializzato, senza ricorrere a lunghe e dispendiose analisi in laboratorio”, conclude Pietro Ferraro, responsabile del gruppo di ricerca e neo-direttore dell’Icib-Cnr.
L’innovativa tecnica è frutto della collaborazione tra diversi Istituti del Cnr: Istituto nazionale di ottica (Ino-Cnr), Istituto di biochimica delle proteine (Ibp-Cnr), Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa-Cnr), Istituto di microelettronica e microsistemi (Imm-Cnr), Istituto di cibernetica (Icib-Cnr). I risultati della ricerca sono pubblicati sulla rivista Nature Communications.
