Come garantire, allo stesso tempo, cibo a sufficienza, buona salute e un’alimentazione sana ad una popolazione mondiale che, entro il 2050, potrebbe raggiungere i 10 miliardi di persone? Per rispondere a questa domanda, nel 2020, è stato istituito il Sustainable Nutrition Scientific Board (SNSB), un pool internazionali di autorevoli esperti in discipline interconnesse e complementari tra loro: scienze ambientali, nutrizione, epidemiologia, salute pubblica e sistemi complessi, coordinato dal Prof. Mario Rasetti, presidente della Fondazione ISI di Torino. Obiettivo del SNSB, nei tre anni di mandato, è di sviluppare un nuovo filone di ricerca scientifica caratterizzato da un approccio metodologico olistico ed innovativo, sfruttando le nuove opportunità di ricerca e analisi fornite dai Big Data, dalla scienza della complessità e dall’intelligenza artificiale.
Con l’ausilio di strumenti che consentono una migliore analisi e comprensione di alcune delle dinamiche meno comprese in materia di salute, nutrizione e sviluppo sostenibile, il SNSB propone un approccio sistemico allontanandosi dai soliti luoghi comuni.
La visione ed i risultati del primo anno di attività del SNSB sono stati presentati in occasione del Simposio “Nutrizione Sostenibile: soddisfare i bisogni del futuro” organizzato lo scorso autunno nell’ambito del Congresso dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn).
Secondo il SNSB sia la nutrizione che la sostenibilità siano state troppo a lungo trattate separatamente e indipendentemente l’una dall’altra, senza valutare gli effetti sistemici di produzione e consumi su salute, ambiente e dimensione socio-economica. Come ha spiegato il Prof. Yamir Moreno, fisico dell’Università di Saragoza e tra i massimi esperti di sistemi complessi e biocalcolo, le esistenti raccomandazioni nutrizionali non si sono dimostrate efficaci nel miglioramento della salute pubblica a causa dell’insufficiente disponibilità di dati ambientali socio-demografici e sulla composizione chimica di molti alimenti. La soluzione passa proprio dalla raccolta e l’analisi di una maggiore mole di dati e da un approccio multidisciplinare che riesca ad interpretare correttamente le relazioni causa effetto tra variabili complesse con il ricorso a sofisticati strumenti di analisi matematica.
Politiche nutrizionali sostenibili richiedono una valutazione d’impatto sistemica
Per il Prof. Olivier Jolliet, docente di sanità pubblica presso l’Università del Michigan, per conseguire progressi sostanziali verso un’alimentazione sostenibile è necessario identificare soluzioni che offrano le massime sinergie tra sostenibilità ambientale e benefici per la salute umana, analizzare le prestazioni dei singoli alimenti all’interno di diversi modelli dietetici e la gamma di prestazioni degli alimenti che li possono realisticamente sostituire, sfruttando la crescente disponibilità di big data da diverse aree (database del ciclo di vita degli impatti ambientali, indagini nutrizionali,..) e l’uso di modelli decisionali complessi come, ad esempio, quello della Random Forest.
Il Sustainable Nutrition Scientific Board propone una innovazione nel modo di pensare alla relazione tra uomo e ambiente in grado di restituire una analisi completa e solida per la definizione di nuove politiche nutrizionali salutari e sostenibili e sfatare alcuni falsi miti che hanno condizionato i decisori politici e l’opinione pubblica in passato
Si prenda il caso degli oli vegetali e dei grassi saturi, che approfondiremo meglio in un successivo articolo. Nella visione comune, questi ultimi ad esempio sarebbero diretti responsabili dell’insorgenza di alcune patologie cardiovascolari, ma secondo gli esperti del SNSB la questione è molto più articolata e le evidenze scientifiche giustificano una urgente revisione delle linee guida internazionali. Se l’impatto degli oli vegetali sulla salute è una questione ancora controversa, il loro impatto sull’ambiente lo è ancora di più.
Il Prof. Erik Meijaard, direttore di Borneo Futures e docente presso l’Università del Queensland, sottolinea come le esternalità negative su ambiente e biodiversità delle coltivazioni oleaginose sono ben note quando si parla di coltivazioni perenni, come la palma da olio, ma ancora poco studiate nel caso delle coltivazioni annuali di soia, girasole e colza.
Proprio per contribuire a risolvere queste controversie il primo progetto di ricerca del SNSB si focalizza sulla valutazione degli impatti su nutrizione, salute, ambiente e sviluppo sostenibile degli oli vegetali. Successivamente con lo stesso approccio metodologico si passerà a studiare altri nutrienti.
“Il nostro mondo sta attraversando un momento turbolento che ci ha segnato tutti. I problemi sociali evidenziati dalla pandemia hanno sottolineato l’importanza di guidare l’innovazione e ripensare il modo in cui affrontiamo molti problemi – ha commentato il Prof Rasetti, coordinatore del progetto del Sustainable Nutrition Scientific Board – La nostra ambizione è quella di individuare soluzioni attuabili per fornire energia e nutrienti necessari per mantenere la popolazione mondiale in buona salute limitando parallelamente il consumo di risorse naturali e sociali”.