Sonno: alterazioni a lungo termine dopo trauma cerebrale lieve

(Reuters Health) – Dopo lievi lesioni cerebrali da trauma (TBI) i pazienti possono soffrire per molti anni di disturbi del sonno con interruzioni del processo di elaborazione emotiva dipendenti dal ritmo sonno-veglia. La ricerca, condotta dal gruppo di Rebecca Spencer dell’Università del Massachusetts ad Amherst, è pubblicata sulla rivista Sleep. Spencer e colleghi, durante il loro studio, hanno visto, inoltre, che i pazienti che avevano subito trauma cranico lieve-moderato mostravano una maggiore latenza di addormentamento, che è il tempo necessario per passare dallo stato di veglia a quello di sonno, e riduzione del sonno REM, rispetto a individui che non avevano mai avuto una commozione cerebrale. «E’ possibile che ci siano anche altre disfunzioni a lungo termine legate a questi persistenti problemi del sonno – scrive Spencer – a distanza di un anno dal trauma i pazienti con lesioni lievi continuano ad avere problemi fisici, cognitivi ed emotivi oltre ai disturbi del sonno».

Lo studio
I ricercatori hanno esaminato 41 persone senza storia di traumi cerebrali e 40 individui che avevano avuto almeno un TBI lieve un anno prima dell’inizio dello studio. Era stato precedentemente dimostrato che quando una persona vede uno stimolo negativo, dorme e poi vede nuovamente lo stesso stimolo negativo, la risposta emozionale della persona a quello stimolo viene preservata. Ma se una persona rimane sveglia tra le due sessioni durante le quali viene sottoposta allo stimolo negativo, lo stimolo stesso diventa mano a mano più neutrale e la persona, in un certo senso, si abitua alla visualizzazione di quell’immagine. I ricercatori hanno valutato il consolidamento della memoria emotiva dipendente dal ciclo sonno-veglia dei partecipanti facendo loro osservare immagini neutre o negative prima e dopo un periodo di 12 ore durante il quale avevano dormito, e prima e dopo 12 ore nelle quali erano rimasti svegli. In seguito alla visualizzazione di immagini neutre, il consolidamento della memoria si è verificato per tutti i partecipanti allo studio, cosa che non è avvenuta con la visualizzazione delle immagini negative: solo il gruppo non-TBI, infatti, ha mostrato un consolidamento delle esperienze negative. Inoltre, solo il gruppo non-TBI si è abituato alle immagini negative rivedendole dopo un periodo di veglia, mentre il gruppo TBI non lo ha fatto. Le differenze erano più pronunciate nei pazienti che avevano sperimentato più di un TBI lieve. Ora i ricercatori si preparano a capire se queste alterazioni possano influenzare l’umore e il modo in cui una persona reagisce agli stimoli quotidiani. Inoltre, la polisonnografia ha evidenziato nel gruppo con TBI una maggiore latenza dell’addormentamento e un sonno REM ridotto.E’ possibile, secondo i ricercatori, che migliorare il sonno nei pazienti con traumi cerebrali lievi possa ripristinare il sonno normale e la normale elaborazione del ritmo sonno-veglia. Fondamentale, dunque, intervenire con una buona igiene del sonno che potrebbe migliorare questi disturbi.

Fonte: Sleep

di Anne Harding

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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