
Lo studio
I ricercatori hanno esaminato i risultati di 37 studi pubblicati tra il 2001 e il 2016 che comprendevano atleti olimpici, paraolimpici, nazionali e atleti professonisti. L’età media dei 2.067 atleti studiati era compresa tra i 18 e i 30 anni. I ricercatori si sono concentrati sui sintomi dell’insonnia che è caratterizzata dalla difficoltà a addormentarsi o a dormire e dalla sensazione che il sonno non è del tutto ristoratore, associata ad un eccessivo affaticamento durante il giorno. Dopo aver esaminato i dati, essi hanno concluso che da un terzo alla metà di tutti gli atleti ha problemi della qualità del sonno. «” risultati rivelano notevoli problemi di sonno tra gli atleti migliori ma – aggiunge Gupta – non ci sono prove che questi disturbi siano maggiori di quelli che si riscontrano in giovani individui non sportivi”. Sicuramente la preoccupazione e l’ansia da prestazione oltre ad una fisiologica eccitazione dopo il termine della gara, sono fattori che rendono difficile addormentarsi per gli atleti. In questi casi sarebbe necessario ridurre questi problemi impiegando strategie di rilassamento in grado di minimizzare i disturbi della qualità del sonno. In uno studio pubblicato nel mese di agosto sull’European Journal of Science Sleep, Emer Van Ryswik ,ricercatore sul sonno alla Flinders University di Adelaide, descrive un programma per ottimizzare il riposo degli atleti: evitare dispositivi elettronici e Facebook prima di mettersi a letto, evitare caffeina o alcol durante la notte e stabilire orari precisi per coricarsi.
Fonte: Sports Medicine
Shereen Lehman
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
