
Lo studio
Il team coordinato da Lunetta ha valutato il significato prognostico della proteina C-reattiva (CRP) in uno studio retrospettivo su 394 pazienti con diagnosi di SLA , sulla base della più lenta progressione in quelli con livelli di CRP al basale sopra la mediana trattati con un immunoregolatore, NP001, rispetto ai pazienti trattati con placebo. Il livello di CRP è stato inversamente correlato con il punteggio della scala ALSFRS-R. Pazienti con CRP elevato avevano una minore sopravvivenza rispetto ai pazienti con CRP nel range normale (fino a 0.20 mg/dL). Questi risultati sono stati pubblicati su JAMA Neurology.
“Per la prima volta un biomarcatore non solo è utile per valutare la prognosi dei pazienti affetti da SLA, ma potrebbe anche aiutare ad identificare i pazienti eventualmente sensibili ad un farmaco specifico – conclude Lunetta – In questo momento è in corso uno studio clinico negli Stati Uniti, in cui uno dei criteri di inclusione è il livello di CRP al reclutamento”.
Fonte: JAMA Neurology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano SanitĂ /Popular Science)
