Sindrome di Tourette: efficace la terapia comportamentale

(Reuters Health) – La terapia comportamentale sarebbe efficace nel trattare i tic nelle persone che soffrono della sindrome di Tourette e che hanno altri disordini psichiatrici. A dimostrarlo è uno studio condotto da Denis Sukhodolsky, della Yale University di New Haven, in Connecticut. La ricerca è stata pubblicata su Neurology. L’intervento comportamentale completo per i tic (CBIT – Comprehensive Behavioral Intervention for Tics) consiste di otto/dieci sedute settimanali con un medico esperto. “I pazienti imparano a monitorare i segnali che si avvertono prima che si abbia il tic e a fare movimenti alternativi in risposta ai tic involontari”, ha spiegato Sukhodolsky. Due trials, confrontando questa tecnica con la psicoeducazione e terapia di supporto (PST), avevano dimostrato che nel 55% circa dei bambini e nel 45% degli adulti la CBIT sarebbe utile.

Lo studio
Nello studio attuale, invece, Sukhodolsky e colleghi hanno considerato i due trials per identificare fattori modificanti o predittivi della risposta alla terapia comportamentale. Su 177 uomini e 71 donne, circa il 30% era in cura per i tic. La risposta alla CBIT era indipendente dall’assunzione di farmaci mentre per la PST i miglioramenti si avevano solo quando il malato prendeva anche i farmaci. Il grado di severità dei tic e le aspettative positive riguardo al trattamento facevano predire un più evidente miglioramento tra pazienti di entrambi i gruppi di trattamento. Mentre i disturbi d’ansia e la gravità dei segni premonitori erano associati a un inferiore grado di miglioramento. “C’è una speranza che questo trattamento possa essere utile in un ampio numero di individui con la sindrome di Tourette – sottolinea Sukhodolsky -. La frequenza e la forza dei tic potrebbero essere ridotte in modo significativo, e anche negli individui con tic gravi, che presumibilmente continueranno ad averli, si vedrà la differenza”. Il trattamento di questo disturbo dovrebbe includere un’attenta valutazione dei tic e dei disturbi concomitanti, oltre che l’educazione dei pazienti, o dei parenti nel caso di malati pediatrici, sui tic. Così CBIT potrebbe essere la terapia di prima linea e qualora non fosse sufficiente, o non aiutasse abbastanza, allora potrebbero essere presi in considerazione i farmaci.

Fonte: Reuters Health

Anne Harding

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

 

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