
La premessa
“Il Cardiovascular Health Study (CHS) ci ha fornito un unico studio longitudinale basato sulla popolazione in cui le registrazioni Holter sono state analizzate in base a standard di ricerca che, al contrario degli standard clinici, sono concentrati sulla ricerca di anomalie piuttosto che a caratterizzare completamente l’intera registrazione – spiega Stein – Il punteggio Health Aging and Body Composition (ABC) Heart Failure (HF) è stato convalidato nell’intero CHS e sono stati misurati con attenzione i fattori di rischio e i risultati”.
Lo studio
Stein e la sua squadra hanno studiato un sottoinsieme di 1,764 pazienti degli oltre 5800 che avevano preso parte al Cardiovascular Health Study ed erano stati reclutati tra il 1989 e il 1990 e tra il 1992 e il 1993. Tutti i partecipanti hanno completato esami fisici di base, prove di laboratorio e questionari. Eliminando i partecipanti per i quali i dati non erano stati rilevati correttamente, la dimensione finale del campione analizzato comprendeva 1.401 partecipanti. I ricercatori hanno confrontato le misurazioni HRV e il conteggio delle contrazioni ventricolari premature (PVC) tra i 260 partecipanti con CHF e i 1.141 senza CHF. Quando combinate con le PVC, le misurazioni HRV sulle 24 ore hanno aumentato la potenza predittiva del punteggio Health ABC.
Il modello finale comprendeva i componenti del punteggio di Health ABC, i conteggi di PVC (rapporto di rischio aggiustato, 1,12, p <0,001) e le seguenti misure HRV: coefficiente di varianza degli intervalli di NN (normale, beat-to-beat) (aHR, 0,94; = 0,009); potenza a bassa frequenza (aHR, 1,28; p = 0,037); esponente di scala di frattale a breve termine (aHR, 0,27; p <0,001); insorgenza di turbolenza della frequenza cardiaca (aHR, 1,52; p = 0,009). La statistica C per il modello finale è stata migliore rispetto al solo modello Health ABC (0,77 vs 0,73, p = 0,0002).
Il commento dell’esperto
Secondo Philip F. Binkley, cardiologo presso l’Ohio State University Medical Center di Wexner, Columbus, che ha scritto una relazione sullo studio, “questa analisi fornisce nuovi potenziali indicatori per i pazienti a rischio maggiore di sviluppare insufficienza cardiaca anche anni dopo la misurazione. Sebbene le strategie per prevenire l’insufficienza cardiaca in coloro che sono a rischio non siano chiaramente definite, il riconoscimento precoce del rischio aumentato può consentire un monitoraggio più intenso dei sintomi del paziente e una gestione più aggressiva dei fattori che determinano il rischio di tale sviluppo”. Inoltre, “Le misure della variabilità della frequenza cardiaca riflettono l’attività del sistema nervoso involontario o autonomo – aggiunge Binkley – Questo sistema è noto per mostrare anomalie anche con lievi riduzioni della funzione cardiaca e prima che evolvano i sintomi di insufficienza cardiaca”. Tra le limitazioni dello studio, i ricercatori hanno riconosciuto, ad esempio, che i parametri HRV possono essere misurati solo in persone che hanno un ritmo sinusale normale escludendo quindi quelli a maggior rischio di CHF.
JACC Heart Fail 2017
Di Lorraine L. Janeczko
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
