
Lo studio
I ricercatori hanno indagato la possibile correlazione tra disturbi del sonno non riconosciuti e recidive acute della SM in uno studio caso-controllo su 80 pazienti, suddivisi in due gruppi: quelli con ricaduta acuta e quelli in fase di remissione di malattia. Il punteggio mediano del PSQI, Pittsburg Sleep Quality Index, la scala di autovalutazione della qualità del sonno, è stato significativamente peggiore nel gruppo con recidiva (10) rispetto al gruppo in remissione (5,5). Questi risultati sono stati pubblicati online sulla rivista European Neurology. Solo metà (50%) dei pazienti in remissione ha presentato una scarsa qualità del sonno (PSQI >5), contro l’87,5% dei pazienti in fase di recidiva (p=0,0001). La qualità del sonno non è stata associata all’età, al sesso, alla disabilità (EDSS) o alla durata della malattia in entrambi i gruppi. “Consigliamo vivamente ai pazienti di consultare il proprio medico riguardo ai diversi disturbi del sonno – conclude Moghadasi – e i medici dovrebbero guardare ai disturbi del sonno come a un possibile fattore scatenante di ricaduta nella sclerosi multipla. In tal senso le alterazioni del sonno andrebbero valutati nei soggetti con SM per ridurre la probabilità di eventi acuti”. Saranno necessari ulteriori studi su campioni più ampi per capire se il trattamento dei disturbi del sonno potrebbe ridurre o aumentare la frequenza di recidive nella sclerosi multipla recidivante-remittente, che è la forma più comune.
Fonte: European Neurology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
