Sanofi ha reso noti gli ultimi risultati che emergono dagli studi in corso sui candidati della sua pipeline in area respiratoria. Si tratta di studi in fase medio-avanzata, tra cui spicca quello di fase II per amlitelimab negli adulti con asma moderato-severo.
Amlitelimab
Amlitelimab è un anticorpo monoclonale completamente umano non depletivo delle cellule T che blocca il ligando OX40, un regolatore immunitario chiave, con il potenziale di essere il First-in-Class o il Best-in-Class per una serie di malattie immunomediate e disturbi infiammatori, tra cui dermatite atopica da moderata a grave (fase 3), asma (fase 2), idrosadenite suppurativa (fase 2), sclerosi sistemica (fase 2), celiachia (fase 2) e alopecia (fase 2). Legandosi all’OX40-Ligand, amlitelimab ha l’obiettivo di preservare l’equilibrio tra cellule T pro-infiammatorie e cellule regolatorie.
Lo studio TIDE-Asthma
Lo studio di fase II TIDE-Asthma è uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, di determinazione della dose per valutare l’efficacia di amlitelimab come terapia aggiuntiva in 437 adulti con asma moderato-grave. I pazienti ricevevano una terapia standard con dosi medio-alte di corticosteroidi per via inalatoria e fino a due farmaci di controllo. Lo studio prevedeva tre dosaggi di amlitelimab, ciascuno con una dose di carico somministrata ogni quattro settimane per le prime 24 settimane e successivamente ogni 12 settimane fino alla settimana 60. I pazienti sono stati randomizzati 2:1:2:2 a ricevere una delle tre dosi attive o placebo. L’endpoint primario era costituito dal tasso annualizzato di esacerbazioni asmatiche. Gli endpoint secondari includevano la valutazione della funzionalità polmonare (FEV1 pre-BD) e il controllo dell’asma (ACQ-5).
I risultati preliminari
I risultati preliminari dello studio di fase II TIDE-Asthma mostrano come l’endpoint primario, il tasso annualizzato di esacerbazioni alla settimana 48, non sia stato raggiunto al livello di dose più alto, mentre è risultato nominalmente significativo rispettivamente alle dosi media e ridotta.
Tuttavia, lo studio evidenzia una convincente efficacia di amlitelimab nell’asma. Il trattamento con amlitelimab ha infatti portato a riduzioni nominalmente e clinicamente significative delle esacerbazioni di questa patologia alla dose media testata e a una riduzione numericamente maggiore delle esacerbazioni alla dose maggiore valutate alla settimana 60.
Lo studio ha inoltre mostrato un miglioramento nominalmente e clinicamente significativo degli endpoint secondari inerenti la funzionalità polmonare ed il controllo dell’asma. In particolare, in un sottogruppo di pazienti definito tramite biomarcatori (eosinofili ≥300 cellule/ml e neutrofili elevati), amlitelimab ha fatto registrare miglioramenti nominalmente e clinicamente significativi nelle esacerbazioni – con una riduzione di oltre il 70%) – nella funzionalità polmonare e nel controllo della patologia alla 60a settimana.
Il profilo di sicurezza è risultato coerente con gli studi precedenti in tutte le indicazioni, senza nuovi segnali di sicurezza identificati durante il periodo di trattamento di 60 settimane. L’incidenza degli effetti avversi emergenti dal trattamento (TEAEs) o dell’interruzione del trattamento è stata simile tra i gruppi amlitelimab e placebo. Gli effetti avversi più frequenti (≥ 5% in tutti i bracci) e più comuni (≥ 1%) rispetto al placebo sono stati COVID-19, bronchite, sinusite acuta e cefalea. Tutti erano di gravità lieve o moderata e nessuno grave.
Questi risultati dimostrano anche che amlitelimab ha il potenziale per migliorare i principali outcome di malattia nei pazienti asmatici con un persistente unmet medical need. Il programma di fase III dello studio è attualmente in fase di pianificazione.
Lunsekimig, entro l’anno parte lo studio sulla BPCO
Lunsekimig è un nuovo nanobody VHH (anticorpo a dominio singolo) che combina il targeting di IL-13 – una interleuchina a valle della cascata infiammatoria alla base dei processi infiammatori e causa di danni ai tessuti degli organi respiratori – e di TSLP, citochina pro-infiammatoria a monte dell’infiammazione.
La ricerca preclinica suggerisce che la combinazione simultanea di questi bersagli può potenzialmente portare a benefici additivi e sinergici nelle malattie immunomediate come l’asma.
Lunsekimig è in fase di sperimentazione in un’ampia popolazione di pazienti asmatici, indipendentemente dal loro stato di infiammazione e gravità.
La pubblicazione dei dati dello studio di fase II AIRCULES nell’asma da moderato a grave è prevista per il 2026, mentre lo studio di fase II AIRLYMPUS nell’asma ad alto rischio è stato avviato nel quarto trimestre del 2024. La comunicazione dei dati dello studio di fase II in pazienti con rinosinusite cronica con poliposi nasale è prevista per il 2026.L’inizio dello studio di fase 2/3 sulla BPCO è previsto entro quest’anno.
Itepekimab
Sanofi sta attualmente studiando, in collaborazione con Regeneron, itepekimab, un anticorpo monoclonale completamente umano che si lega all’IL33, modulatore e amplificatore dell’infiammazione alla base, per inibirla.
Nel primo trimestre del 2025 sono stati avviati due studi di fase III in pazienti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasali – CEREN 1 e CEREN 2 – e uno studio di fase II in pazienti affetti da rinosinusite cronica senza poliposi nasale.
Itepekimab è attualmente in fase di sperimentazione nei pazienti con BPCO in due studi di fase III, AERIFY-1 e AERIFY-2 – con risultati previsti per la seconda metà del 2025 – e in uno studio di fase II, AERIFY-3, dei cui risultati la comunicazione è prevista per la seconda metà del 2025. Infine, itepekimab è in fase di sperimentazione in uno studio di fase II nella bronchiectasia, con risultati previsti per il 2026.
“Siamo soddisfatti dei progressi significativi compiuti dalla nostra pipeline nelle indicazioni respiratorie – commenta Houman Ashrafian, Executive Vice President, Head of Research & Development Sanofi – Nell’asma, amlitelimab mostra un potenziale come farmaco efficace e a lunga durata d’azione, anche nei pazienti con infiammazione eterogenea da moderata a grave. Se l’effetto preliminare che abbiamo osservato sarà confermato negli studi di fase 3, amlitelimab potrebbe diventare un’opzione terapeutica differenziata nell’asma. Questi dati confermano la nostra strategia di far progredire la scienza innovativa e di fornire nuove soluzioni ai pazienti affetti da malattie respiratorie difficili da trattare”