Ritmo sonno-veglia: tutta questione di astrociti

Ritmo sonno-veglia instabile e ballerino? Potrebbe essere colpa degli astrociti, delle particolari cellule cerebrali che funzionano come una sorta di ‘impalcatura’ per le cellule nervose. A scoprirlo è stato un team di ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit).

I risulti dello studio, pubblicati su Nature Communications, permetterà di spiegare sia i meccanismi cellulari che regolano ritmi fondamentali, come quelli legati al sonno e alla veglia, oppure alla fame, sia di gettare le basi per futuri farmaci contro le disfunzioni dell’orologio biologico e i disturbi della memoria.

Lo studio
La ricercatrice Olga Barca Mayo, primo autore del lavoro con i gruppi dell’Iit coordinati da Luca Berdondini e Davide De Pietri Tonelli, ha dimostrato che l’orologio biologico comincia a ‘perdere colpi’ se negli astrociti non è più attivo il gene chiamato Bmal1. Esperimenti su cellule e su topi modificati in modo da non avere il gene Bmal1 sono inoltre riusciti, sia in vitro che in vivo, a utilizzare farmaci in grado di ripristinare ritmi biologici e memoria.

La scoperta è anche una conferma di quanto sia importante la comunicazione che avviene tra gli astrociti e i neuroni nella regolazione dei ritmi biologici. All’interno delle cellule, infatti, l’orologio biologico è regolato da una complessa rete di geni e proteine che si attivano e disattivano gli uni con gli altri, in risposta agli stimoli ambientali.

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