(Reuters Health) – I punteggi di rischio per malattie cardiovascolari comunemente usati non riescono a predire con accuratezza il manifestarsi di eventi cardiaci avversi maggiori (MACE) in donne con evidenze di ischemia e non affette da malattia ostruttiva delle arterie coronarie. L’evidenza emerge da una review condotta dall’Heart Center presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles.
I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 935 donne con segni e sintomi di ischemia reclutate per la valutazione WISE (Women’s Ischemia Syndrome Evaluation).
567 donne non presentavano una malattia ostruttiva delle arterie coronarie all’angiografia. Di queste, 433 avevano dati di rischio disponibili per sei punteggi comunemente usati: Framingham Risk Score (FRS), Reynolds Risk Score (RRS), Adult Treatment Panel III, Atherosclerotic Cardiovascular Disease, Systematic Coronary Risk Evaluation e Cardiovascular Risk Score 2.
Le 433 donne avevano un’età media di 56,9 anni e per la maggior parte (82,5%) erano caucasiche. Poco più della metà (52,7%) presentava ipertensione al basale e il 15,9% assumeva statine.
Durante un follow-up di 10 anni, si sono verificati 24 decessi, 9 donne hanno avuto eventi MI, 20 insufficienza cardiaca, 17 ictus, 19 sono state sottoposte a angioplastica coronarica transluminale percutanea (PTCA), 5 hanno ricevuto l’innesto di un bypass coronarico (CABG) e 89 sono state ricoverate per angina.
A seconda della definizione degli esiti punteggio-specifici, il rischio di eventi a 10 anni osservato in questa popolazione di donne con segni e sintomi di ischemia, ma non affette da una malattia ostruttiva delle arterie coronarie (INOCA), è oscillato dal 5,54% al 28,87% e spesso è stato significativamente superiore rispetto ai tassi di eventi previsti in base ai modelli di rischio.
L’FRS, ad esempio, prevedeva un tasso di eventi del 6,87%, mentre il tasso osservato è stato quattro volte superiore attestandosi al 28,87%, segnalano gli autori. Similmente, il tasso previsto dall’RRS era di 3,28%, mentre quello osservato è stato del 12,14%.
Anche il punteggio QRISK, aggiornato ogni anno per includere variabili come malattie croniche con implicazioni cardiovascolari (ad es., artrite reumatoide, malattia renale cronica), ha sottostimato il rischio (6,99% rispetto a un tasso di eventi osservati del 24,02%).
I due più importanti punteggi di rischio comunemente usati in Europa e Stati Uniti, SCORE e ASCVD, hanno sottostimato il rischio rispettivamente del 66,43% e dell’83,96%.
Un limite dello studio è che il follow-up massimo per eventi non fatali è stato di 8,16 anni; pertanto, probabilmente ”gli eventi non fatali sono stati sottostimati con un follow-up massimo di 10 anni, osservano i ricercatori”.
Fonte: Journal of the American Heart Association
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)