Ricostruito in laboratorio, per la prima volta al mondo, un timo, organo essenziale del sistema immunitario, usando cellule staminali umane. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Communications dai ricercatori dell’Istituto Francis Crick e dell’University College London, con il contributo dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano, apre prospettive importanti per trapianti, malattie autoimmuni e tumori.
Se il timo (organo del torace dove maturano i linfociti T, un tipo di globuli bianchi) non funziona correttamente, o non si forma, possono aversi malattie gravi come l’immunodeficienza, per cui l’organismo non riesce a contrastare le malattie infettive o le cellule tumorali, o l’autoimmunità, per cui il sistema immunitario attacca erroneamente il tessuto sano del paziente stesso. Nello studio i ricercatori inglesi hanno ricostruito il timo utilizzando cellule staminali di pazienti a cui era stato rimosso chirurgicamente l’organo.
Una volta trapiantato in animali, è stato in grado di sviluppare linfociti T funzionanti e maturi. In passato già erano stati ricostruiti frammenti di organo, ma mai un timo completo e funzionante. “Oltre ad offrire una nuova possibilità di trapianto per chi soffre di disfunzioni del timo – sottolinea Paola Bonfanti, primo autore dello studio – il nostro lavoro ha altre future possibili implicazioni”. Poichè il timo aiuta il sistema immunitario a riconoscere le cellule estranee, nel caso di trapianti d’organo può spingere il sistema immunitario ad attaccare ‘lo straniero’.
Un problema che forse si potrà superare, spiega Bonfanti, “impiantando nel soggetto ricevente un timo rigenerato da cellule prelevate dal timo del donatore, che dovrebbe riconoscere come sue le cellule dell’organo trapiantato”.