
La ricerca, dicono gli stessi esperti, “costituisce un database di informazioni che permetterà di riconoscere meglio le varianti della malattia dal tipo di mutazione, migliorando i test genetici e offrendo terapie personalizzate”. Il rene policistico è una malattia molto eterogenea, che si presenta a diverse età e che peggiora con velocità differenti. La patologia è dovuta a mutazioni nei geni PKD1 o PKD2, ma queste non sono tutte uguali: alcune possono essere più gravi di altre, e far progredire più velocemente la malattia. “Il nostro lavoro – spiega Carrera – getta le basi per comprendere meglio la patologia, migliorare i test genetici e indirizzare i pazienti verso strategie di prevenzione e di terapia più efficaci”.
Delle 701 mutazioni dei geni PKD1 e PKD2 che lo studio pubblicato associa alla malattia, solo 249 erano già note: 452 sono mutazioni osservate per la prima volta. “L’obiettivo finale è costruire dei test genetici che non si limitino a dire se in futuro si svilupperà o no la malattia – concludono i ricercatori – ma siano in grado, sulla base del tipo di mutazione genetica riscontrata nel singolo paziente, di fornire indicazioni più dettagliate sull’età d’esordio, l’aggressività della malattia e la capacità di rispondere a determinati trattamenti”.
