
Prima i chirurghi hanno lavorato sulle terminazioni nervose del moncherino per metterle vicino alla superficie della pelle. Dopo di che sei sensori sono stati posti alla base del piede artificiale, per misurare la pressione del tallone, dell’alluce e del movimento del piede. Questi segnali sono stati poi trasmessi ad un micro-regolatore che, a sua volta, li trasmetteva a stimolatori dentro l’asse centrale della protesi, dove tocca la base del moncone. Questi vibrano, stimolando le terminazioni nervose sotto la pelle, che trasmette i segnali al cervello. ”I sensori dicono al cervello che c’è un piede – spiega uno dei ricercatori – e la persona ha l’impressione di muoversi sulla terra quando cammina”.
Rangger, ha testato la protesi sia in laboratorio che a casa. ”Per me è una seconda vita. Non scivolo più sul ghiaccio – racconta – e posso dire se cammino sulla ghiaia, cemento, erba o sabbia”. Un altro beneficio di questa protesi sensibile è la riduzione dei lancinanti dolori dell’arto fantasma, che Rangger continuava a sentire anni dopo l’amputazione. Il suo cervello, come precisano i ricercatori, ora riceve dati reali invece di cercare informazioni dall’arto mancante. I risultati dei ricercatori austriaci sono stati presentati a Vienna in una conferenza stampa, ma non ancora pubblicati su una rivista medica, e arrivano dopo la mano bionica, capace di sentire sensazioni dalle dita, testata l’anno scorso dall’Università di Nottingham.
