Psicosi. L’analisi automatizzata del linguaggio aiuterebbe nella diagnosi tra i giovani a rischio

(Reuters Health) – Analizzando le differenze a livello semantico e nell’uso dei pronomi personali, l’analisi automatizzata del linguaggio sarebbe in grado di stabilire, con una buona accuratezza, i ragazzi con psicosi tra gli individui a rischio. È quanto avrebbe dimostrato un gruppo di ricercatori guidati da Cheryl Corcoran, dell’Icahn School of Medicine di New York. I risultati dello studio sono stati pubblicati su World Psychiatry.

Lo studio
I ricercatori americani hanno testato la capacità del classificatore di distinguere il linguaggio degli adolescenti con recenti sintomi di psicosi dal linguaggio normale, su due coorti di pazienti: un gruppo di 59 ragazzi di età media di 17 anni e un altro di 34 giovani di età media di 22 anni. Il sistema riuscirebbe a distinguere una diminuita coerenza semantica, una maggiore variabilità in questa coerenza e un ridotto utilizzo di pronomi possessivi nei soggetti psicotici.

I risultati
Dai risultati sarebbe emerso che il classificatore sarebbe stato in grado di classificare la psicosi con un’accuratezza dell’83% nella prima coorte considerata. Applicando i dati vocali alla seconda coorte, il classificatore avrebbe discriminato i ragazzi ad alto rischio con una accuratezza complessiva del 79%. Lo strumento sarebbe stato anche in grado di discriminare il linguaggio di 16 pazienti con psicosi di recente insorgenza da quello di 21 individui sani, con una precisione del 72%.

I commenti
“Questo approccio non è ancora pronto per la pratica clinica – sottolinea Corcoran – I prossimi passi nel percorso di sviluppo di questo strumento saranno la convalida in ampi studi multicentrici, test sulla riproducibilità e l’identificazione di ulteriori fattori di variabilità, come età genere, etnia e lingua”, ha spiegato. Secondo Mary Clarke, della School of Medicine and Medical Sciences dell’University College di Dublino, in Irlanda, “a differenza di altri disturbi medici, in psichiatria non esistono esami di laboratorio o test radiologici specifici per la diagnosi. Per questo, l’analisi automatizzata del linguaggio ha un potenziale sviluppo importante”. “Questo test potrebbe essere molto utile se combinato con altri marcatori o con esami di neuroimaging”, ha concluso l’esperta.

Fonte: Worl Psychiatry
di Will Boggs

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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