Poliposi nasale, l’infiammazione ha un ruolo chiave. Si lavora a soluzioni di precisione.

“L’infiammazione caratterizzata dalla presenza di cellule eosinofile nel tessuto rino-sinusale è al centro del meccanismo che genera la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP- chronic rhinosisusitis with nasal polyposis). Queste sono infatti le cellule che determinano il maggior numero di danni anche se, dal punto di vista clinico, sono importanti, perché identificano le caratteristiche dei pazienti che possono beneficiare di terapie con farmaci biologici, come gli anticorpi monoclonali. Al contempo, però, questi pazienti tendono ad avere una forma più grave della malattia e a recidivare spesso, anche dopo interventi chirurgici”. Così Enrico Heffler, allergologo e immunologo clinico e professore di Medicina interna all’Humanitas University di Milano, a margine dell’incontro di Gsk ‘Nuove frontiere in CRSwNP: la terapia di precisione con mepolizumab’, che si è svolto nell’ambito del 109° Congresso nazionale della Sio (Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale), a Milano.

“Si stima che, nella popolazione complessiva di pazienti con poliposi nasale, circa il 40% recidiva nell’arco dei 18 mesi successivi all’intervento – ha sottolineato lo specialista – Selezionando invece i pazienti in base al fenotipo, quindi in base alla presenza di infiammazione, la recidiva è due volte più frequente, attorno all’80%. Questi dati confermano il ruolo dell’infiammazione nel determinare la gravità della patologia”. L’interleuchina 5 (IL-5) è centrale nella vita e nell’attivazione di queste cellule eosinofile, pertanto la terapia deve essere in grado di bloccare il processo infiammatorio all’origine. “Gli anticorpi monoclonali anti-IL-5 – ha spiegato Heffler – bloccano l’interleuchina 5 e interrompono l’intero ciclo vitale degli eosinofili, provocandone una riduzione sia a livello tissutale che a livello del sangue periferico. Questo fa sì che la malattia diventi meno severa e si riduca il rischio di recidiva, nonché l’utilizzo di corticosteroidi orali, una terapia frequentemente proposta, ma non priva di eventi avversi”. Trattare i pazienti con rinosinusite cronica con poliposi nasale, se recidivanti e gravi, con anticorpi monoclonali anti-IL-5 può essere un’opportunità per fornire loro un miglioramento della qualità della vita e una riduzione delle recidive. Ciò comporta anche un risvolto importante dal punto di vista economico-sanitario, poiché i costi legati alla gestione di questa malattia sono estremamente alti.

Gli esperti sono unanimi nell’affermare che occorrono soluzioni di precisione. “La multidisciplinarietà è il succo della medicina. Se non si lavorasse con i ‘vicini’, ovvero con i colleghi delle diverse discipline, non potremmo avere una terapia adeguata per i pazienti. La collaborazione tra specialisti è ancora più importante quando si parla di farmaci biologici come mepolizumab, già utilizzato per altri aspetti della stessa rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP). Dobbiamo quindi fare tesoro dell’esperienza che ci arriva dai nostri colleghi immunologi, pneumologi e allergologi, e dobbiamo lavorare all’individuazione di un percorso terapeutico ottimale per ogni paziente. Ci sono tanti farmaci biologici, oggi noi ci chiediamo quale utilizzare per ogni singolo paziente. Questa è la medicina di precisione”, ha sottolineato Frank Rikki Mauritz Canevari, professore all’università di Genova ospedale San Martino e presidente dell’Accademia italiana di rinologia (Iar). “Il Pdta (percorso diagnostico terapeutico assistenziale) nasce dall’Accademia italiana di rinologia – ha spiegato il presidente della Iar – ed è stato adottato dalla Regione Liguria sia per avere un’appropriatezza prescrittiva sia nell’ottica di un risparmio economico. E’ un modello virtuoso, che sta per essere copiato da varie Regioni, tra cui Lazio e Lombardia. Prevede il lavoro multidisciplinare, la corretta fenotipizzazione ed endotipizzazione del paziente alla baseline, ma non solo: il Pdta descrive anche come deve essere seguito il paziente nell’arco del tempo. Questo atteggiamento deve essere adottato da tutti gli specialisti, affinché si possa seguire questi pazienti, che hanno molte problematiche gravi, in maniera rigorosa”.

“In questo momento mepolizumab è stato approvato per la prescrizione in pratica clinica secondo le indicazioni e i risultati emersi dallo studio registrativo Synapse, dal quale emerge chiaramente che il farmaco è efficace nei pazienti con poliposi nasosinusale severa non controllata”, ha evidenziato Eugenio De Corso, otorinolaringoiatra del Policlinico Gemelli di Roma. “Questo farmaco biologico, che è un anticorpo monoclonale – ha precisato l’esperto – determina un miglioramento della qualità della vita del paziente, un miglioramento della congestione nasale e dei sintomi legati alla malattia, e riduce la necessità di nuovi interventi chirurgici e di assumere alte quantità di corticosteroidi sistemici”.

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