Perché grattarsi è così piacevole?

shutterstock_232405957Per molto tempo è stato riconosciuto che il grattarsi evoca una sensazione piacevole e gratificante nei pazienti con prurito cronico. Ora, i ricercatori del Department of Dermatology and Temple Itch Center della Temple University School of Medicine (TUSM) potrebbero essere più vicini alla comprensione del perché. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale avanzata, i ricercatori hanno esaminato l’attività cerebrale mentre 10 pazienti con prurito cronico e 10 soggetti sani si grattavano. Ne è emerso che alcune aree del cervello coinvolte nel controllo motorio e nell’elaborazione della gratificazione erano maggiormente attive mentre i pazienti con prurito cronico si grattavano.

Questa iperattività potrebbe contribuire a spiegare la dipendenza dal grattamento di queste persone. I risultati dello studio sono stati pubblicati il 15 giugno sul Journal of Investigative Dermatology. “Il prurito cronico è uno dei sintomi principali delle malattie dermatologiche come eczema atopico e psoriasi e un sintomo fastidioso in altre malattie come quella renale terminale”, afferma Hideki Mochizuki, PhD, Professore assistente di dermatologia alla TUSM e autore principale dello studio intrapreso da Gil Yosipovitch, MD, capo di dermatologia alla TUSM e direttore del Temple Itch Center. “Nonostante all’inizio sia piacevole, se una persona continua a grattarsi ciò può portare ad un aumento dell’intensità del prurito nonché a dolore a danno permanente alla pelle”, continua il Dr. Mochizuki .”Per questo è importante comprendere l’attività cerebrale che potrebbe indurre questo comportamento patologico del grattamento”.

In uno studio precedente condotto dal team del Dr. Yosipovitch, i ricercatori hanno indagato i meccanismi cerebrali alla base del grattarsi e la loro associazione con il piacere solo nei volontari sani. Secondo Yosipovitch, questa nuova ricerca è la prima a studiare l’attività cerebrale durante il grattamento nei pazienti con prurito cronico. Durante lo studio, il prurito è stato indotto applicando cowhage (una pianta) all’avambraccio destro dei pazienti con prurito cronico e ai soggetti sani. Successivamente, i partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale mentre si grattavano. I ricercatori hanno riscontrato che nei pazienti con prurito cronico l’attività cerebrale raggiungeva il culmine nell’area motoria supplementare, nella corteggia premotoria e nella corteggia motoria primaria, aree associate al controllo motorio e alla motivazione ad agire. Inoltre, le aree cerebrali coinvolte nel circuito della gratificazione come lo striato, la corteccia cingolata, il nucleo caudato e la corteccia orbito-frontale risultavano molto più attive che nei soggetti sani. “I nostri risultati permettono di identificare e comprendere meglio la rete cerebrale che è alla base del circolo prurito-grattamento nei pazienti con prurito cronico”, afferma Mochizuki. “Ciò potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per chi ne soffre”. Il prurito cronico colpisce milioni di americani ed per definizione dura più di sei settimane. Può essere diffuso in tutto il corpo o limitato a una singola area. Le possibilità di sviluppare prurito cronico aumentano con l’età.

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