
Considerare non solo gli aspetti medici, ma anche gli impatti psicologici, economici, ambientali e sociologici degli alimenti è alla base di quella che viene chiamata nutrizione sostenibile, un approccio che punta a favorire anche un uso più efficiente delle risorse disponibili.
Una recente review[1] dal titolo Sustainable and personalized nutrition: from earth health to public health, ha analizzato proprio questi aspetti, sfatando qualche mito. Uno su tutti, quello dei grassi saturi: “Il loro ruolo fisiologico all’interno dell’organismo è fondamentale – afferma Sebastiano Banni del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari e tra gli autori dello studio – Sottovalutarne le proprietà nutrizionali, riducendo il loro consumo al di sotto dei valori minimi ottimali o assumendoli in modo squilibrato rischia di avere ripercussioni negative sulla nostra salute e non solo”.
Il lavoro sottolinea l’importanza di una dieta variegata e bilanciata: “Con gli alimenti noi introduciamo nel nostro corpo circa 26.000 sostanze – continua l’esperto – È importante il cosa, ma anche il quanto. Soprattutto, se decidiamo di eliminare un alimento, dobbiamo avere ben chiaro come sostituirlo e le eventuali conseguenze per non incorrere in deficit nutrizionali”.
Banni sottolinea come non esista un alimento che faccia male, a meno che non sia contaminato: può essere dannoso se ingerito in grandi quantità, anche perché al consumo eccessivo di un alimento corrisponde la minor assunzione di un altro, portando spesso a uno squilibrio nutrizionale.
“Prendiamo per esempio l’olio di palma, che negli ultimi anni è stato demonizzato. Il nutriente incriminato è l’acido palmitico, tra i grassi più diffusi in natura. In Italia, le fonti principali di questa sostanza sono i prodotti lattiero caseari e l’olio di oliva, mentre il consumo di olio di palma è limitato. Mediamente con la nostra dieta ne assumiamo complessivamente circa 20 grammi di cui meno di 2 dall’olio di palma”.
E forse non tutti sanno che… “l’acido palmitico è una parte rilevante del nostro corpo: un uomo di 70 kg ne contiene circa 3,5 kg. Se non viene introdotto con la dieta, il nostro corpo è in grado di sintetizzarlo per mantenere l’equilibrio, in quanto svolge un ruolo fisiologico essenziale. Alla nascita l’apporto necessario è fornito dal latte materno, particolarmente ricco in acido palmitico”.
[1] Agostoni C, Boccia S, Banni S, Mannucci PM, Astrup A. Sustainable and personalized nutrition: From earth health to public health. Eur J Intern Med. 2021 Apr;86:12-16. doi: 10.1016/j.ejim.2021.02.012. Epub 2021 Feb 25. PMID: 33640245.
