Oncologia di precisione in Piemonte. Solidità Rete Oncologica e organizzazione sul territorio per portare innovazione terapeutica ai pazienti elegibili

Oggi sappiamo che non esiste “il” tumore ma “i” tumori, e che la malattia si sviluppa e progredisce diversamente da persona a persona. Sappiamo inoltre che il patrimonio genetico, unico per ogni individuo, interagisce con l’ambiente in maniera altrettanto unica. Grazie ai progressi della ricerca in ambito oncologico sono stati chiariti numerosi aspetti della biologia e della genetica dei tumori e tali informazioni hanno permesso di utilizzare alcune caratteristiche molecolari del paziente e della sua malattia come bersaglio di specifiche terapie antitumorali.

È questo il campo della cosiddetta “oncologia di precisione” che permette, infatti, di individuare la terapia più adeguata per il singolo paziente, sfruttando le informazioni che si trovano “all’interno” di ciascun tumore. Terapie mirate sono oggi disponibili per il trattamento di diverse neoplasie, quali ad esempio il tumore del polmone, il tumore della mammella, tumore della tiroide. Nell’oncologia di precisione è però fondamentale la creazione di gruppi di lavoro multidisciplinari con l’obiettivo di interpretare i dati genetici e molecolari e valutare l’opzione terapeutica più adeguata per il paziente.

Il viaggio di Quotidiano Sanità e Popular Science nel mondo dell’Oncologia di precisione in Italia, iniziato con i quattro appuntamenti della Health Serie dedicati all’argomento e realizzati con il supporto non condizionante di Lilly, prosegue nella Regione Piemonte dove il sistema di presa in carico dei pazienti oncologici può vantare una delle prime reti dedicate a queste patologie.

La sfida clinica e scientifica

“La medicina di precisione è una delle evoluzioni più importanti e forse più stimolanti che l’oncologia ha davanti nel proprio futuro” sottolinea Mario Airoldi, Direttore SC Oncologia Medica 2 dell’Aou Città della Salute di Torino. “Se una mutazione del DNA è in grado di attivare un processo che porta allo sviluppo di una neoplasia – aggiunge – bloccare in qualche maniera ovvero mettere in difficoltà  l’evoluzione di questa mutazione, significa probabilmente ottenere dei risultati anche dal punto di vista della terapia oncologica. E questo che era, come dire, un pensiero illuminato che ci porta indietro alle intuizioni del Nobel Renato Dulbecco, è oggi una realtà”.

Un settore complesso quanto affascinante che, tuttavia, ha bisogno del sostegno di un’organizzazione molto seria ed efficiente. “E la prima sfida che come Rete Oncologica abbiamo avuto, è stata quella di capire innanzitutto quali dovessero essere i test fondamentali nella gestione dei pazienti con tumori che possono avere delle alterazioni genetiche importanti e per i quali esistono i farmaci”. In poche parole omogeneizzare questo tipo di valutazione su tutto il territorio della regione, individuando dei laboratori che avessero una capacità  innanzitutto gestionale ma, soprattutto, una certificazione dei risultati che producono in termini di individuazione delle alterazioni del DNA del tessuto tumorale. La profilazione tumorale, quindi, è stato per grandi linee il secondo fondamentale passaggio per il quale la Rete Oncologica piemontese si è naturalmente avvalsa anche delle moderne tecnologie informatiche fino a poter “manipolare” e gestire una mole di dati tale di rendere sempre più veloce l’accesso dei pazienti elegibili ai farmaci innovativi più appropriati.

Un approccio, quindi, anch’esso “di precisione” che tuttavia sembra essere il frutto di un’altrettanto precisa scelta politica della Regione oltre che dei professionisti coinvolti.

Estendere le terapie sul territorio

“La Regione Piemonte – sottolinea in proposito Alessandro Stecco, Presidente della Commissione Salute della Regione Piemonte e medico chirurgo – sta lavorando molto sul tema dell’oncologia di precisione e della personalizzazione delle cure, un tema strettamente legato, ovviamente, alla solidità della rete oncologica Piemonte e Val d’Aosta che è la più antica d’Italia e dai primi anni Novanta a oggi ha fatto dei passi da gigante dal punto di vista organizzativo e delle capacità  di gestione del paziente oncologico. Oggi abbiamo i Gruppi interdisciplinari cure, che rappresentano gli specialisti che insieme si trovano a valutare il caso per decidere il percorso terapeutico, i Centri accoglienza servizi CAS, che rappresentano lo sportello di ingresso del paziente oncologico e la sua gestione dal punto di vista assistenziale e, in mezzo, le strutture a valenza di ricerca, a valenza più assistenziale, tra ospedali Hub e ospedali Spoke, e che hanno appunto sviluppato delle competenze sempre più specifiche per il tipo di mission che possono avere”.

In questo tessuto organizzativo si innesta il percorso della Regione Piemonte con cui sta definendo quali debbano essere i laboratori con i centri abilitati per l’NGS e e quali possano essere i centri prescrittori. “Il tutto reso coeso e amalgamato all’interno del Molecular Tumor Board” – sottolinea – che la nostra Regione è stata tra le prime ad istituire. La prospettiva – aggiunge – è che molto probabilmente nel futuro, con l’approccio terapeutico di precisione cambieranno anche le modalità di somministrazione delle terapie con una gestione di una parte di pazienti ben codificata che potrà anche avvenire, in buona parte, sul territorio”.

Governare l’innovazione e la sostenibilità

Quando parliamo di oncologia di precisione, afferma dal canto suo Franco Ripa,  Direttore Programmazione Servizi sanitari e sociosanitari della Regione Piemonte, “parliamo sicuramente di un approccio presente, ma anche con grandi prospettive per il futuro perché, oltre ad utilizzare nuove tecnologie e terapie innovative, possiamo introdurre delle logiche di sviluppo di una medicina molto più proattiva, molto più personalizzata e molto più attenta ai bisogni dei pazienti. È chiaro – sottolinea- che quando parliamo di questi modelli nuovi di terapia dobbiamo anche essere sempre molto attenti alla costruzione di una modellistica organizzativa e tecnica nell’ambito di quello che è lo sviluppo della rete oncologica regionale. Accanto alla grande attenzione nei confronti dell’innovazione vi è pertanto la necessità che questa sia anche governata anche dal punto di vista della sostenibilità economica. Il che non vuol dire solo attenzione ai costi, ma introdurre anche degli approcci più poliedrici alla valutazione, come ad esempio l’utilizzo di indicatori riferibili al ritorno dell’investimento, al Roi, un indicatore più di carattere economico, ma anche altri indicatori come il “valore” che mette al numeratore i risultati in termini di salute e al denominatore i costi”.

È quindi necessario avere un approccio molto, molto armonico, di sistema, chiarisce Ripa, “che metta assieme i vari attori, le istituzioni, le aziende sanitarie, i professionisti, le aziende farmaceutiche ma, soprattutto, che metta al centro dell’attenzione, con una logica molto inclusiva, il paziente, il cittadino malato che deve essere poi il reale beneficiario del modello e di tutti quelli che sono i nostri sforzi organizzativi”.

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