Occhio pigro: apparecchio basato sulla realtà virtuale migliora la vista

(Reuters Health) – Un ‘casco’ per la realtà virtuale che promuove l’uso dell’occhio pigro e incoraggia il cervello dei pazienti a combinare l’input di entrambi gli occhi, migliora significativamente la vista tra le persone che soffrono di ambliopia. A dimostrarlo sono i risultati di uno studio di fase III, pubblicati su Ophthalmology. La ricerca è stata guidata da Gil Binenbaum, del Children’s Hospital di Filadelfia (USA).

I dati sono stati raccolti su oltre 100 bambini e hanno evidenziato che a 12 settimane la terapia ad alta tecnologia ha migliorato l’acuità dell’occhio pigro, in media, di 1,8 linee su un grafico oculare logMAR, mentre l’acuità dell’occhio pigro nei bambini che non ricevevano la terapia è migliorata di 0,8. L’apparecchio sperimentale, denominato Luminopia One, ha ottenuto, il 20 ottobre, l’ok alla pre-commercializzazione da parte della FDA americana come terapia di prescrizione per migliorare la vista nei bambini con ambliopia.

“Il vantaggio di questo strumento è che spinge entrambi gli occhi a lavorare insieme”, ha spiegato Binenbaum. Le attuali terapie per l’ambliopia – un disturbo del neurosviluppo che colpisce il 3% dei bambini – si concentrano solo sull’occhio pigro, bloccando o offuscando la visione dell’altro.

Per testare il trattamento, i ricercatori hanno permesso ai bambini di scegliere da un elenco di programmi televisivi e film da guardare attraverso il ‘casco’ che, usando algoritmi particolare, alterava i video in tempo reale per ridurre la chiarezza dei contenuti visualizzati dall’occhio ‘buono’, riducendo, almeno in parte, il contrasto percepito da quell’occhio. Il software è in grado di modificare i feed visualizzati da ciascun occhio. Dal momento che parti diverse e complementari delle immagini vengono trasmesse agli occhi sinistro e destro, il dispositivo incoraggia il cervello a mettere insieme informazioni raccolte da ciascuno, ha spiegato Binenbaum, secondo il quale la vista potrebbe migliorare anche di più se il dispositivo fosse usato più di 12 settimane.

“Il problema dell’ambliopia è che il modo tradizionale di gestirla ha spesso una scarsa compliance e anche se ha successo il trattamento, la visione 3D è spesso degradata e si verifica, di frequente, una regressione della visione dell’occhio pigro quando si interrompe il patching”, ha spiegato Ken Nischal, dell’UOMC Children’s Hospital di Pittsburgh, secondo il quale “è da tempo che stiamo cercando di trovare altri metodi per trattare l’ambliopia, tra cui la stimolazione dicoptica”. Sono necessari ulteriori studi, ma, secondo l’esperto, “questa ricerca mostra, per la prima volta, che l’allenamento dicoptico migliora la visione degli occhi ambliopi”.

Fonte: Ophthalmology
Linda Carroll
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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