
Lo studio
Il test ha calcolato senza errori i punteggi di rischio di obesità per più di 300.000 individui con l’obiettivo di aiutare a prevenire i problemi, con terapie mirate e più efficaci. L’analisi, che ha usato i dati del più grande studio esistente sull’obesità pubblicato sulla rivista Nature nel 2015, ha rivelato che alcune persone sono molto più a rischio obesità di altre: gli individui con i punteggi più alti pesano, in media, 13 chilogrammi in più di quelli con i punteggi più bassi e hanno una probabilità 25 volte maggiore di diventare obesi.
“Il punteggio è associato con differenze minime di peso alla nascita, spiega Sekar Kathiresan, uno degli autori dello studio, “ma gli effetti cominciano a mostrarsi chiaramente nella prima infanzia e diventano sempre più marcati col passare degli anni”. Le previsioni del test non sono perfette, perché non è detto che chi presenta una predisposizione genetica diventi poi obeso, ma i ricercatori ritengono che i profili genetici possano essere utili per identificare le persone ad alto rischio, aiutando i medici a pianificare strategie preventive.
“Nel caso dell’obesità, una dieta equilibrata e l’attività fisica possono contrastare la predisposizione genetica”, commenta Amit Khera, che ha guidato i ricercatori insieme a Mark Chaffin. “Ma è anche vero – aggiunge – che quelli con un rischio maggiore devono impegnarsi di più per mantenere un peso normale”.
