
L’utilità della microscopia crioelettronica deriva dal fatto che consente l’osservazione di campioni mostrandoli nel loro ambiente nativo, differentemente dalla cristallografia a raggi X che richiede la cristallizzazione del campione, che può essere difficile nel caso di macromolecole, e la collocazione dello stesso in ambienti non fisiologici, che possono occasionalmente portare a cambiamenti conformazionali delle molecole.
“Questa tecnica ha consentito alla biochimica di entrare in una nuova era”, ha dichiarato la Royal Swedish Academy di Stoccolma, che assegna i premi, per motivare l’assegnazione del massimo riconoscimento nel campo della chimica. “I ricercatori possono ora congelare le biomolecole mentre si stanno muovendo e visualizzare processi mai visti prima, un approccio decisivo per comprendere le basi della chimica della vita e per lo sviluppo di nuovi farmaci”. A gettare le basi per lo sviluppo della microscopia crioelettronica è stato lo scienziato scozzese Henderson, che ha utilizzato per primo un microscopio elettronico per generare un’immagine tridimensionale di una proteina a una risoluzione a livello di atomi, mostrando i potenziali della tecnologia. La scoperta di Henderson è stata poi perfezionata dal tedesco Frank, mentre lo svizzero Dubochet utilizzava il ghiaccio per conservare la naturale forma delle molecole biologiche.
Fonte: Reuters
di Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
