Quando i ricercatori cercano di trattare una certa malattia, uno dei metodi che più comunemente seguono consiste nel trovare una proteina associata al disturbo e trovare un modo di renderla inutile. Spesso gli scienziati immergeranno la proteina in centinaia di elementi chimici, per vedere quello che succede, in senso letterale: ma è stato anche obiettato che gli scienziati vengono spesso ingannati da questi stessi test.
Attenti ai PAINS
Gli elementi chimici che si legano alle proteine dannose possono bloccarne l’attività, e questo spesso è il primo passo verso la cura ma il problema è che un piccolo numero di elementi chimici interferisce con molteplici proteine apparentemente non correlate, ma sono di fatto inutili. Peggio ancora, esse potrebbero interferire con i processi fisiologici. Queste molecole, chiamate PAINS, hanno strutture ben definite, ma i biologi ed i chimici inesperti raramente le riconoscono, e spesso vengono indicate come promettenti nei confronti di un’ampia gamma di proteine: di conseguenza, nel tentativo di ottimizzare l’attività di questi composti va sprecata una grande quantità di tempo e denaro, ed al contempo le molecole realmente promettenti vengono trascurate. In inglese, la parola PAINS si tradurrebbe come “dolori”…non è un caso, evidentemente.
(Nature 2014; 513: 481-3)