
Lo studio
Per capire se le diverse concentrazioni di adiponectina siano legate ad una particolare dieta, e se questi cambiamenti abbiano un ruolo nel modificare i fattori di rischio cardio-metabolici, il team di ricercatori ha preso in esame, con uno studio basato sul dimagrimento, 768 persone in sovrappeso e obese. In maniera casuale sono state assegnate 4 tipologie di diete con un contenuto di grassi tra il 20 e il 40 per cento, di proteine tra il 15 e il 25 per cento e di carboidrati tra il 35 e il 65 per cento.
I risultati, dal punto di vista cardiometabolico e dei livelli di concentrazione di adiponectina circolante nell’organismo, sono stati analizzati e misurati per oltre due anni.
L’aumento della concentrazione della proteina è stato similare in tutti i gruppi. Inoltre, sulla base di dati aggiuntivi quali sesso ed età, questo aumento è stato associato in maniera significativa ad una riduzione del girovita e del colesterolo LDL e, parallelamente, ad una crescita di quello HDL I ricercatori nono sono stati in grado di collegare i cambiamenti dei livelli di adiponectina con quelli legati alla pressione arteriosa e all’insulina. “Questi dati – si legge nei commenti del team – suggeriscono che l’adiponectina potrebbe non avere un ruolo nel miglioramento della pressione o dell’omeostasi di glucosio e insulina, quando è in atto un processo di dimagrimento tramite una dieta ipocalorica”.Dallo studio è emerso anche che “l’ormone della grelina e altri adipociti come la leptina – non disponibili nei campioni studiati – potrebbero invece essere strettamente correlati alla perdita di peso e ai cambiamenti dei profili lipidici e cardiometabolici”. Quanto scoperto con lo studio, secondo i ricercatori, evidenzia come l’innalzamento dei livelli di adiponectina attraverso una modifica del regime alimentare possa essere un approccio efficace contro l’obesità e le malattie correlate a questa condizione.
Fonte: J Clin Endocrinol Metab 2016
David Douglas
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
