Mepolizumab: terapia di precisione per le malattie eosinofile

L’anticorpo monoclonale di GSK, che sei anni fa ha rappresentato la svolta nella cura dell’asma severo, ha dimostrato di essere efficace anche per altre tre patologie legate all’eosinofilia: la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP),la granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) e la sindrome ipereosinofila (HES). Mepolizumab diventa così il primo trattamento approvato per EGPA, e una nuova opzione terapeutica per i pazienti con sindrome ipereosinofila senza una causa secondaria ematologica nota e per i pazienti con rinosinusite cronica con poliposi nasale.

“La ricerca agnostica sull’eosinofilia ha permesso di trovare una soluzione comune a quattro malattie molto differenti tra loro per epidemiologia e impatto sulla vita delle persone”, commenta Elisabetta Campagnoli, Specialty Medical Head GSK. “Siamo partiti dallo studio dell’asma grave e dalla ricerca di soluzioni che permettessero di controllare la patologia ed evitare le ospedalizzazioni, arrivando all’unica terapia di precisione attualmente disponibile anche per CRSwNP, EGPA e HES. Questo traguardo ci è stato riconosciuto anche da Aifa che ha attribuito a mepolizumab lo status di innovatività per EGPA ed HES”.

Il meccanismo d’azione di mepolizumab

“Possiamo dire che con mepolizumab la medicina respiratoria è passata nel 2017 dal farmaco a taglia unica alla medicina di precisione per l’asma grave”, spiega Giorgio Walter Canonica, Responsabile Centro Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia, Humanitas University& Research Hospital.

L’esperto illustra il meccanismo d’azione del farmaco, che agisce sulla proliferazione degli eosinofili, comune alle quattro patologie. “Gli eosinofili sono cellule infiammatorie estremamente complesse da un punto di vista biochimico. L’interleuchina 5, legandosi al suo recettore presente sulla superficie di queste cellule, regola la maturazione e la differenziazione degli eosinofili nel midollo osseo e la migrazione delle cellule nei vari organi e apparati, ma anche la loro degranulazione, quindi il rilascio di tutte quelle molecole che promuovono la reazione infiammatoria”.

Mepolizumab con il suo meccanismo d’azione, va ad agire in maniera diretta sulll’eosinofilia (l’aumento del numero di eosinofili nel sangue periferico), che è il fattore eziopatogenetico predominante nella genesi di asma grave, rinosinusite cronica con poliposi nasale, granulomatosi eosinofila con poliangioite e sindrome ipereosinofilica.

Le malattie eosinofile

La più significativa delle nuove indicazioni di mepolizumab per incidenza è sicuramente la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Si tratta di una patologia infiammatoria cronica del naso e delle vie respiratorie superiori in grado di impattare fortemente la qualità di vita dei pazienti con sintomi persistenti e debilitanti quali perdita dell’olfatto, congestione nasale e ridotta qualità del sonno. “Stime recenti indicano la presenza del quadro clinico nel 2 – 4% della popolazione italiana. Il principale bisogno medico per la patologia è rappresentato dalle frequenti recidive di poliposi nasale dopo l’intervento chirurgico di rimozione degli stessi”, dice Paolo Castelnuovo, Ordinario di Otorinolaringoiatria all’Università dell’Insubria (Varese) e Direttore dipartimento ORL Azienda Ospedaliero-Universitaria, Ospedale di Circolo Fondazione Macchi, di Varese. Si stima che circa il 40% dei pazienti affetti da poliposi nasale vada incontro a recidiva entro 18 mesi dalla chirurgia. La causa scatenante è riconducibile all’infiammazione eosinofila sottostante: in oltre l’80% delle recidive di poliposi nasale è infatti riconoscibile il ruolo infiammatorio dell’eosinofilo. “Non bisogna poi dimenticare – aggiunge Castelnuovo – che la poliposi si accompagna ad una serie di patologie che possono contribuire a peggiorare il quadro clinico e che vedono spesso nell’aumentata eosinofilia un elemento patogenetico chiave”. La presenza di asma come comorbidità della poliposi aumenta in modo considerevole il grado di severità della malattia, aumentandone l’impatto sulla qualità di vita del paziente.

Roberto Padoan, Specialista in Reumatologia, Responsabile del Centro vasculiti presso UOC Reumatologia – Ospedale Universitario di Padova, parla invece dell’utilità della medicina di precisione nel trattamento delle altre due patologie per cui mepolizumab è indicato: la granulomatosi eosinofila con poliangioite e la sindrome ipereosinofila. “Si tratta di patologie rare, che hanno un denominatore comune: l’eosinofilo. Possono avere effetti sulla qualità di vita e sull’aspettativa di vite dei pazienti, poiché se non riconosciute in tempo possono risultare fatali. Entrambe le patologie sono caratterizzate da un andamento intermittente, recidivante, da rinosinusite cronica e asma”.
Il reumatologo nota come negli ultimi anni l’approccio a queste patologie sia cambiato completamente: “prima facevamo ricorso agli immunosoppressori, che però non permettono un controllo sufficiente della malattia e riducono le difese immunitarie, esponendo i pazienti alle infezioni. Disporre di una terapia di precisione come mepolizumab è un traguardo che sembrava impensabile fino a qualche anno fa”.

Terapie vecchie e nuove

Anche Claudio Micheletto, Direttore UOC di Pneumologia Azienda Ospedaliera Integrata di Verona, nota come nel corso degli anni il trattamento delle malattie eosinofile sia profondamente cambiato. “Fino a un po’ di tempo fa insegnavamo ai pazienti come usare gli steroidi e ora stiamo insegnando loro a non usarli più”, ironizza. “C’è stato un netto miglioramento dell’approccio a questi pazienti, con il tentativo di fenotipizzarli, di caratterizzarli correttamente e di fornire loro la giusta terapia. Ci siamo resi conto nei decenni di come gli eventi avversi degli steroidi (diabete, aumento di peso, etc..) impattassero pesantemente sulla qualità della vita dei pazienti Con questa indicazione si apre una nuova prospettiva per malattie finora trattate solo con terapie aspecifiche”.

Castelnuovo ricorda come, quaranta anni fa i pazienti con poliposi erano sottoposti a un numero impressionante di interventi chirurgici, o restavano in trattamento con cortisonici intramuscolari per tutta la vita. “L’approccio migliore è la sinergia tra chirurgia e farmaco, ma in alcuni pazienti, l’intervento e l’uso di cortisonici non bastava, a causa dell’infiammazione. Un farmaco che controlla l’infiammazione, in sinergia con la chirurgia, può davvero cambiare la vita di queste persone”.
Lo specialista nota anche che oggi, con e conoscenze disponibili sulla patogenesi delle malattie eosinofile, i clinici sono costretti alla multidisciplinarietà, un approccio che permette una diagnosi precoce e una migliore presa in carico del paziente.
“Otorino, immunologo, pneumologo e allergologo, ma anche il chirurgo, devono necessariamente comunicare e ogni paziente va discusso da un team multidisciplinare”.

Il ruolo delle associazioni

“Patologie rare come EGPA ed HES presentano quadri clinici complessi, difficili da inquadrare e di difficile trattamento che richiedono competenze trasversali da parte dei medici sia per effettuare la diagnosi che per instaurare un adeguato percorso terapeutico.
Si tratta di malattie sistemiche multiorgano che, in assenza di una diagnosi precoce e di un adeguato follow-up, possono compromettere in maniera significativa la qualità della vita del paziente”, conclude Francesca R. Torracca, Presidente APACS APS.
“Per questo una presa in carico multidisciplinare e proattiva sono essenziali per una prognosi migliore e una migliore qualità di vita. APACS APS, l’Associazione Pazienti con Sindrome di Churg Strauss – EGPA è nata nel 2017 da un gruppo di pazienti ed è presto diventata l’organizzazione di riferimento per la patologia sul territorio nazionale, proprio per il suo impegno a favore delle persone affette da EGPA e delle loro famiglie e grazie alla sua intensa attività di informazione e di advocacy”.

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